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Welfare: concepire modelli innovativi per evitare speculazioni

Udine, 7 mag - Il mondo del welfare ha bisogno di concepire modelli innovativi che diano risposta ai mutati bisogni della popolazione, senza lasciare spazio a interventi di tipo speculativo sul benessere delle persone.

In questa visione, la Regione intende rafforzare l'integrazione socio-sanitaria, pilastro della sanità in Friuli Venezia Giulia, aprendo le porte alle sperimentazioni che provengono dal mondo del privato sociale. All'interno di quest'ultimo, la cooperazione, unita al sistema forte del volontariato regionale, ha saputo sperimentare modelli organizzativi alternativi in risposta ai bisogni di salute, soprattutto nella gestione delle cronicità, della disabilità e delle fragilità sociali. È questo il punto di vista che la Regione, rappresentata dal vicegovernatore con delega alla Salute, ha portato all'assemblea regionale di Confcooperative Federsolidarietà Fvg che si è svolta oggi nella sala convegni di Credifriuli a Udine.

L'attuale modello di welfare è incardinato su una fotografia dei bisogni socio-sanitari scattata oltre 25 anni fa e risulta ormai superato. Sebbene il Friuli Venezia Giulia resti ai primi posti tra le regioni italiane per capacità di risposta alle persone fragili, l'allungamento dell'aspettativa di vita, le complessità delle dinamiche famigliari e sociali, le nuove emergenze riguardanti gli anziani e i minori, impongono una nuova sfida nel trovare un modello di gestione fondato su una maggiore sussidiarietà tra pubblico e privato.

In quest'ambito il mondo della cooperazione è protagonista, poiché grazie alla propria tradizione ed esperienza può elevare la qualità delle risposte ai nuovi bisogni e proporre ipotesi innovative di lavoro. Ne sono un esempio le esperienze alternative alle case di riposo, come l'assistenza domiciliare, le comunità di accoglienza e le forme di abitare possibile.

La conferma giunge dai dati illustrati dal presidente regionale di Confcooperative Federsolidarietà Fvg, Luca Fontana, che danno il mondo cooperativo in crescita: la cooperazione sociale in Friuli Venezia Giulia conta 168 cooperative aderenti (erano 109 nel 2005) e annovera 6826 soci. Gli occupati dal 2005 ad oggi sono passati da 4700 agli attuali 7124, con un valore della produzione di quasi 250 milioni di euro.

Tra gli occupati si contano 414 soci svantaggiati assunti, che testimoniano il ruolo centrale della cooperazione sociale nell'inserimento lavorativo delle persone potenzialmente emarginate. L'impatto economico di questo inserimento è stato valutato dall'Istituto Euricse di Trento attraverso il metodo ImpACT che tiene conto delle specificità del territorio. Il modello ha evidenziato che per ogni lavoratore svantaggiato assunto, la Regione risparmia mille euro l'anno, senza tener conto dell'impatto sociale sulla comunità e sulla famiglia, oltre che sul benessere individuale della persona derivante da un inserimento lavorativo personalizzato e costantemente accompagnato.

Le riforme che la Regione sta mettendo in atto nel settore sanitario e socio-sanitario sono all'attenzione di Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà nazionale, che ha espresso grande interesse per la spinta innovatrice che dal Friuli Venezia Giulia potrebbe estendersi a tutto il settore cooperativo italiano; da questa regione, è stato detto, possono essere avviati modelli di sperimentazione che l'organismo nazionale è pronto a supportare con piattaforme di scambio e sostegno alla conoscenza e messa in rete.

Sarà quindi fondamentale superare risposte standard ed elaborare servizi adeguati alla complessità della vita di chi oggi ha esigenze socio-sanitarie, cogliendo le opportunità che possono derivare da un maggior coinvolgimento delle giovani generazioni nella governance e nella pratica del movimento cooperativo. ARC/SSA/fc



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