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Amministrative, Uniti per un’altra città punta su Trieste multiculturale: “Ascoltiamo le traduttrici”

Il messaggio emerso dall'incontro Caffè interculturale: donne, letterature e traduzioni, organizzato dalla lista civica Uniti per un'altra città

"Trieste è da sempre una città multiculturale, ma ciò non vuol dire che sia anche interculturale". E’ chiaro il messaggio emerso dall'incontro Caffè interculturale: donne, letterature e traduzioni, organizzato dalla lista civica Uniti per un'altra città - Združeni Za Drugačno Mesto presso l'Antico Caffè San Marco e coordinato dalle candidate Monica Randaccio e Sabrina Morena.

Alla base di tutto, della valorizzazione e del potenziamento della multiculturalità, c'è il dialogo interculturale di cui le ospiti già si occupano. Donne e professioniste che sulla loro pelle e per i loro vissuti fanno da sempre esperienza di multiculturalità, con punti di vista complementari sul tema. A partire dalla traduzione stessa, esperienza esistenziale che quando si compie diventa esperienza sociale.

Attraverso l'esperienza di Ljiljana Avirovic, già traduttrice dall’italiano al croato, dal croato al serbo e dal russo all’italiano di grandi autori, emerge la sensazione che l'essere donna o uomini non costituisca una grossa differenza nel lavoro di traduzione: la traduzione è il mio modo di vivere,afferma la Avirovic. Trieste, che quando ha iniziato la Avirovic era la principale città letteraria, invita a riflettere che sì, si può fare, si può tradurre i grandi autori. 

Helena Miralles Lozano, traduttrice dall’italiano verso lo spagnolo di Eco ma occupatasi anche di molte altre cose come la didattica, ha mantenuto la doppia cittadinanza ed è quindi ancora per spagnola, per scelta: non ho scelto di essere italiana perchè mi sento profondamente Europea.

Aggiunge: l’esperienza nella traduzione è l’importanza di portare in contatto le culture; un ponte tra le culture che si può creare anche attraverso l’insegnamento. Ecco perché, tra le iniziative da intraprendere utili alla valorizzazione dell’interculturalità a Trieste è stata ribadita la necessità di iniziare lo studio e l’approccio allo sloveno già a partire dalla scuola dell'infanzia e primaria.

A questo proposito le culture sono ancora chiuse in sè stesse, come ricorda Ana Cecilia Prenz Kopusar. Di cultura argentina ma di adozione sia serba che triestina, si è occupata da sempre di letteratura ispano americana e di una scrittrice sefardita bosniaca, Laura Papo Bohoreta.

Un ulteriore insegnamento è il rispetto: del testo, della cultura che trasmette, dell’altro. Dell'altro che può essere anche il migrante, accolto in una cultura diversa dalla propria ma portatore della sua propria che può essere fonte di integrazione, come sottolinea Betina Lilian Prenz, docente universitaria e traduttrice letteraria di letteratura poetica.

L’operatrice interculturale Tea Giorgi, traduttrice per caso, ha ricordato Melita Richter Malabotta: il suo impegno nel fare incontrare donne e culture diverse e l’aver facilitato il dialogo interculturale.

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