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Immigrazione, Torrenti: «Una buona accoglienza è indispensabile per un buon rapporto»

Tavola rotonda all'Ateneo triestino per parlare di immigrazione. L'assessore regionale Torrenti: «L'esperienza del Friuli Venezia Giulia è significativa: lavori socialmente utili su base volontaria per evitare l'ozio e aumentare le probabilità di un buon inserimento»

«Una buona accoglienza è indispensabile per un corretto rapporto tra i residenti e gli immigrati». Lo ha dichiarato l'assessore regionale alla Cultura e Solidarietà Gianni Torrenti nel corso della tavola rotonda "Rifugiati o cittadini: l'Europa e il dilemma dell'accoglienza", ospitata nell'aula Bachelet dell'Università di Trieste nell'ambito del Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale "Donne, politica e istituzioni" realizzato dall'ateneo triestino con il finanziamento della Regione.

«L'esperienza del Friuli Venezia Giulia è significativa» ha affermato l'assessore. «Con lo strumento dei lavori socialmente utili su base volontaria, che coinvolgono 1.600 richiedenti asilo su potenziali 2.300, abbiamo evitato il disagio dell'ozio a queste persone che hanno potuto mostrare riconoscenza verso il territorio che li ospita, attuando un percorso utile per l'integrazione con la comunità locale. Ed è stata un'esperienza positiva anche dove ci sono state diffidenze iniziali». ha precisato Torrenti. 

«È vero che in 18 mesi il numero di migranti in Friuli Venezia Giulia è quintuplicato, passando da circa 700 a 3.400. Ma parliamo di una regione in cui sono presenti 108 mila immigrati regolari e quindi la composizione sociale non è mutata» ha aggiunto Torrenti. «Tanto più che oggi siamo riusciti a coinvolgere tutti gli ambiti socioassistenziali, compresi quei due che in un primo momento non erano inseriti nel sistema di accoglienza diffusa, superando i 50 Comuni in cui sono presenti i richiedenti asilo».

«Le difficoltà si sono verificate per l'assenza di una politica italiana sull'immigrazione - ha spiegato Torrenti - un fenomeno che si vede dal basso numero di donne e minori che entrano nel nostro Paese, a dimostrazione che non arrivano le famiglie, e dal fatto che dei 5 milioni di immigrati regolari, 4,8 milioni sono stati regolarizzati dopo essere entrati clandestinamente. Ciò dimostra che è mancata una visione dell'immigrazione come possibile valore economico e sociale e che si è inseguito il fenomeno invece di gestirlo».

Al dibattito, coordinato da Natalina Folla, docente dell'Università di Trieste, hanno partecipato Leonardo Domenici, presidente di "Cittalia - Fondazione Anci ricerche" e già sindaco di Firenze, Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics), l'avvocato Alessandra Fantin, consulente dello stesso Ics e dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, Daniela Gerin, consigliere comunale a Trieste e medico presso l'Azienda per l'assistenza sanitaria n.1 Triestina, Elisabetta Vezzosi, coordinatrice del Corso "Donne, politica e istituzioni".

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