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Blocco ai centri commerciali, Sergo (M5s): «Si possono stoppare i centri commerciali ma non si vuole»

Cristian Sergo, portavoce M5S in Consiglio regionale: «La norma che davvero permetterebbe di stoppare il proliferare dei centri commerciali c'è, è stata da noi più volte proposta ed è sempre stata bocciata in Consiglio regionale»

«Purtroppo in Italia ci sono le leggi, ma a volte i politici fingono di non conoscerle e di non poterle applicare. È il caso dei centri commerciali». A sostenerlo è Cristian Sergo, portavoce M5S in Consiglio regionale, che aggiunge: «Come abbiamo più volte ricordato ai nostri colleghi durante le sedute del Consiglio regionale e all'assessore Santoro, ogni qualvolta si sia affrontato l'ipocrita tema del "consumo suolo zero" con le leggi approvate in Consiglio in questi due anni, la norma che davvero permetterebbe di stoppare il proliferare dei centri commerciali c'è, è stata da noi più volte proposta ed è sempre stata bocciata».

«Infatti - aggiunge Sergo - va ricordato che il decreto salva Italia di Monti del 2011 prevedeva all'articolo 31 comma 2 la liberalizzazione selvaggia, ovvero: "Secondo la disciplina dell'Unione Europea e nazionale in materia di concorrenza, libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi, costituisce principio generale dell'ordinamento nazionale la libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali
sul territorio senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura, esclusi quelli connessi alla tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso l'ambiente urbano, e dei beni culturali. Le Regioni e gli enti locali adeguano i propri ordinamenti alle prescrizioni del presente comma entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto"».

«Con questo decreto non era più possibile prevedere limitazioni per chi volesse costruire nuovi centri commerciali. Le leggi però si possono modificare - evidenzia Sergo - soprattutto se nelle loro  premesse citano la direttiva Bolkestein che, come sosteniamo da tre anni in Aula e fuori, prevede la possibilità di una limitazione alla liberalizzazione selvaggia soprattutto per tutelare la salute,  l'ambiente e i lavoratori (gli stessi principi che permetterebbero all'Italia di bloccare le aperture dei negozi nelle giornate festive)».

«Ebbene, già nell'agosto 2013 con il decreto del Fare del Governo Letta venne approvata una modifica al decreto Monti e sono state aggiunte, alla fine, le seguenti parole: "... potendo prevedere al riguardo, senza discriminazioni tra gli operatori, anche aree interdette agli esercizi commerciali, ovvero limitazioni ad aree dove possano insediarsi attività produttive e commerciali"».

«Per esser ancor più sicuri della bontà della norma e della sua impossibilità di esser impugnata da qualche imprenditore, nel 2014 ci fu un'ulteriore aggiunta nel decreto Crescita di Renzi laddove al Salva Italia sono aggiunte, alla fine, le seguenti parole: "...solo qualora vi sia la necessità di garantire la tutela della salute, dei lavoratori, dell'ambiente, ivi incluso l'ambiente urbano, e dei beni culturali"».

«In questo modo è pacifico che sin dall'agosto 2014 le Regioni e i Comuni devono adeguarsi a queste normative potendo prevedere zone interdette alla nascita di nuovi centri commerciali, ma evidentemente in Friuli Venezia Giulia questo non si è voluto fare. Da parte di chi sostiene di volere una politica del "consumo suolo zero" (solo a parole) è ora che vengano date spiegazioni ai cittadini e non solo annunci che poi non vengono rispettati».

«Dovrebbero anche spiegare perché i nostri emendamenti in tal senso son stati bocciati (e sono previsti anche nella nostra riforma urbanistica depositata, che non è mai stata nemmeno calendarizzata in Commissione), ma noi non desistiamo e forti della ragione che abbiamo, ripresenteremo le istanze dei cittadini e dei piccoli commercianti che non vogliono più assistere all'inaugurazione o all'allargamento di altri centri commerciali nei propri comuni».

«È notizia di questi giorni che la Provincia dell'Alto Adige ha approvato una norma in tal senso, facendola passare come chissà quale vittoria del SVP a braccio di ferro col Governo quando in realtà si tratta solo del recepimento di una legge statale che è ferma lì e nessuna Regione, Provincia o Amministrazione comunale ha mai voluto applicare».

«Noi potevamo essere i primi in Italia - conclude Sergo - ma alla Giunta Serracchiani interessano altri record, non di certo quelli volti a tutelare i nostri piccoli commercianti. Peccato».

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