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Brexit, Franco Iacop: «Mercato europeo perdendo Regno Unito perde parte della sua forza»

Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea: «La critica sulla "lontananza dei Palazzi europei" in realtà dice quanto bisogno ci sia di più Europa»

Brexit, Pres. Iacop,rinnovare impegno per rafforzare ideali europeisti

Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, coordinatore della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali e membro del Comitato delle Regioni dell'Unione europea, impegnato a Milano in un seminario sulla riforma costituzionale in itinere, ha commentato l'uscita del Regno Unito dall'Ue.

«La fuoriuscita del Regno Unito dall'Unione Europea è una notizia sconfortante per chi coltiva ideali europeisti: lo è perché, dopo mesi di scontro di posizioni che hanno cercato di evocare nell'opinione pubblica britannica paure contrapposte, il risultato pone ora ulteriori incognite sul futuro e problemi di gestione del tutto inediti. È sconfortante anche perché evidenzia l'effetto dirompente delle propagande populiste e la debolezza di un'ottica individualista rispetto a problemi globali».

«Il grande mercato europeo, perdendo il Regno Unito, pur nella sua particolare forma di adesione, perde un pezzo importante della sua forza, ma è l'Unione europea - come insieme di  economie, di organizzazioni sociali e politiche e di culture impegnate a omogeneizzarsi in un processo al rialzo - che deve trovare, e indicare, le buone ragioni di uno stare insieme capace di dare risposte convincenti alle paure di alcune porzioni della sua differenziata società e alle questioni che oggi preoccupano di più: crisi economica e competitività della dimensione europea rispetto alle grandi economie e finanze mondiali - Usa e Cina in particolare -, e aspetti demografici opposti, tra il nostro continente in progressivo invecchiamento e l'Africa è in piena espansione, con le conseguenti migrazioni».

«Saper affrontare le grandi crisi militari e umanitarie in modo coordinato, con una gestione dei profughi ispirata a una visione unitaria di accoglienza e solidarietà, ma anche assicurare libertà di circolazione alle persone, alle idee e soprattutto alla formazione dei giovani e delle donne, ancora troppo esclusi dalle prospettive decisionali».

«Sono questi i terreni dell'impegno a cui l'esito del voto della Gran Bretagna chiama l'Unione europea, in tutte le sue declinazioni di rappresentanza democratica, dove le Regioni non sono periferie rispetto alle centrali decisionali, ma luoghi in cui prima e meglio si possono sperimentare le integrazioni e trovare le strade per i più ragionevoli modi di aderire alle istanze della gente».

«La critica sulla "lontananza dei Palazzi europei" in realtà dice quanto bisogno ci sia di più Europa, per essere più incisivi e aderenti alla realtà. Per questo l'impegno a rinnovare le ragioni europee è rivolto, da subito, a tutti, cittadini e istituzioni, piccole o grandi, centrali o periferiche che siano».

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