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Camere di commercio, Torrenti: «Separazione inutile, necessario unificare»

«Nel corso di questa legislatura tutta la strategia è stata improntata alla semplificazione, l'ipotesi di due entità camerali distinte è costosa per gli imprenditori, miope nella visione ed incoerente»

«Mi pare sbagliato quello che sta succedendo sulla vicenda della aggregazione delle Camere di Commercio. A prescindere dalla conclusione cui si arriverà, purtroppo in queste ore sembra si stia facendo largo l'idea che l'ipotesi di fusione sia l'esito di un braccio di ferro tra Pordenone, di cui il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello sarebbe il paladino, e il resto della regione, orientata a mantenere per sempre due enti camerali distinti. Non è così». Ad evidenziarlo l'assessore regionale Gianni Torrenti, sul tema dell'ipotesi di unificazione degli enti camerali del Friuli Venezia Giulia.

«Nel corso di questa legislatura tutta la strategia, sia istituzionale che di settore, è stata improntata ad una logica di semplificazione che non può prescindere dal concetto di unitarietà. Di questa chiara visione strategica - sottolinea Torrenti - sono esempi significativi il superamento delle Province, le politiche delle infrastrutture e dei trasporti, le nuove relazioni nei confronti del mondo produttivo e della logistica, fino alla costituzione di un'unica Autorità portuale di sistema».

«Parallelamente- aggiunge - risulta evidente come i centri commerciali hanno dimensioni di bacino sempre più ampi. Così le banche non hanno di fatto confini regionali, spesso nemmeno nazionali, figuriamoci sub regionali. Le attività assicurative non li hanno mai avuti. Anche gli industriali stanno andando faticosamente ma irreversibilmente verso una sola aggregazione, per rafforzarsi e accrescere la competitività. Persino la sanità, nelle prestazioni che richiedono alta specializzazione, si sgancia dal territorio ristretto».

«Ritengo che con questo scenario e in questo momento storico - indica l'assessore - comunque si possano profilare solo due possibili futuri sbocchi, antitetici: il primo consiste nell'impegnarsi per mantenere una regione realmente unita in tutte le sue caratteristiche, che tenga prioritariamente conto della sua piccola dimensione e dell'interdipendenza culturale, logistica ed economica di tutti i suoi territori; l'altro sbocco, che chiamerei Russo-Violino, porterebbe invece alla costituzione di una piccola e autoreferenziale città metropolitana a Trieste, con il resto della Regione che gravita su Udine. Personalmente questa seconda ipotesi mi pare drammaticamente sbagliata», evidenzia.

«Comunque sia una soluzione che preveda da un lato la Camera di commercio del Friuli, intendendo impropriamente le ex Province di Udine e Pordenone, dall'altro la Camera di commercio della Venezia Giulia, che riporta indietro di decenni al 'trattino' Friuli-Venezia Giulia, risulta non solo contraddittoria, ma pericolosa ed inefficace, andando in una direzione di marcia sconcertante rispetto a qualsiasi progetto, compreso il secondo». Secondo Torrenti «in questo modo si andrebbe a mantenere una separazione tradizionale e assurda, tra l'altro fasulla, non essendoci molto di storicamente comune tra le economie di Gorizia e Trieste, mentre da decenni tra Udine e Pordenone la relazione appare complicata».

«Se è vero che i compiti delle Camere sono principalmente di servizio alle imprese, ma anche di delineare strategie di sviluppo, l'ipotesi di due entità camerali distinte è costosa per gli imprenditori, miope nella visione ed incoerente. Le inverosimili dichiarazioni di diffidenza nei confronti della Camera di commercio di Udine (dove peraltro c'è chi si dichiara disponibile ad accompagnare il percorso di aggregazione unitaria) da parte di quella della Venezia Giulia lasciano stupefatti molti aderenti che sanno benissimo che dietro non c'è l'interesse delle imprese ma ci sono visioni, magari in buona fede, di conservazione della specie».

«Ho sempre seguito da associato l'attività della Camera di Commercio di Trieste - ricorda ancora l'assessore - e assicuro che non mi sarei mai accorto se fosse stata regionale o triveneta e non semplicemente locale se non per la non sempre elevata capacità di investire in servizi innovativi per far fronte alle sfide del momento, cosa che proprio in quanto piccola non ha potuto e saputo fare. Mi sorprende poi che nel capoluogo isontino qualcuno si vanti di avere a disposizione, dopo decenni, ancora 48 milioni di euro sul "Fondo Gorizia": forse era meglio investirli invece di tenerli come dinari titini sotto il materasso. Forse la città non sarebbe nelle condizioni che tutti vedono (nei confronti della quale tra l'altro il governo regionale, ed io stesso per quanto di competenza, fa il possibile per dare almeno qualche risposta)».

«Chiudo dunque questa riflessione convinto che andare diritti verso l'unificazione delle Camere in Friuli Venezia Giulia sia indispensabile per qualsiasi futuro coerente, mentre soluzioni diverse, dovute ad opportunismi contingenti, potrebbero avere conseguenze molto serie e rappresentare un vero freno conservativo allo sviluppo». Infine - conclude - chiedo di lasciar perdere l'idea che questa sia una battaglia personale di qualcuno di noi. In questa storia si sono commessi degli errori, ma io penso non siano gli amministratori di oggi, bensì altri del passato che non hanno compreso le ricadute di accordi che ciascuno ha fatto per conto suo; accordi che superficialmente possono sembrare semplicemente cinici, e magari elettoralmente opportunistici. Penso al contrario che non dobbiamo sottovalutare, in una strategia di lungo respiro, il costo legato a prendere strade sbagliate, ma anche il sopravvalutare gli accordi di vertice rispetto alla intelligenza degli elettori ed alla loro capacità di riconoscere la coerenza e la spinta riformista».

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