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"Case chiuse" in Friuli Venezia Giulia, la mozione in Consiglio regionale

Il vicepresidente del gruppo Forza Italia, PDL alla Regione Friuli Venezia Giulia, consigliere Rodolfo Ziberna, presenterà nei primi giorni della prossima settimana una mozione al Consiglio Regionale sul tema della prostituzione e la sua disciplina

“Disciplinare il fenomeno della prostituzione a tutela di chi si prostituisce e di chi vorrebbe cessare di farlo, contro il suo sfruttamento, soprattutto minorile, per il pubblico decoro e la salute pubblica”

È questo il titolo della mozione che il vicecapogruppo di Forza Italia, PDL in regione, il consigliere Rodolfo Ziberna presenterà in Consiglio regionale nei primi giorni della prossima settimana. Il consigliere Ziberna, raggiunto dai nostri microfoni ci ha dato autorizzazione alla pubblicazione in esclusiva del testo della mozione che riportiamo in coda a questo articolo.

Per quali ragioni è per voi firmatari della mozione e lei in primis, interessare il Consiglio Regionale sull'argomento prostituzioene e legge Merlin?

«Il nostro intento non è andare contro la legge Merlin, nata comunque per scopi meritori, ma sottrarre alla schiavitù e alla persecuzione migliaia e migliaia di donne, e in minima parte uomini, trattate come oggetti da sfruttatori e dalla criminalità organizzata» - dice in maniera accorata il consigliere Ziberna, per poi continuare - «visto il numero di queste povere sventurate, nel testo della mozione è tutto minuziosamente riportato, è evidente che la legge Merlin ha fallito»

Prevedete che la vostra mozione dopo essere approdata in Consiglio regionale assuma una rilevanza nazionale?

«Ho massimo rispetto per il Parlamento e le sue funzioni, ma è essenziale fare qualcosa perché questo scempio sia arrestato nei termini di una regolamentazione che dia sicurezza sia a chi si prostituisce, sia ai fruitori di questo servizio. Tutele che vanno dal controllo dell’igiene, della salute e del rischio di diffusione di malattie sessualmente trasmissibili»

Una regolamentazione che abbraccerebbe più fronti, come ad esempio anche quello fiscale?

«La prostituzione è una vera e propria professione. Sono persone che, quando non sfruttate e schiavizzate, ma per scelta personale, riescono a guadagnare cifre considerevoli. Introiti che se opportunamente tassati rappresenterebbero un vero e proprio tesoro per l’erario che di anno in anno si vede sottratte ingenti somme. In più questi fondi potrebbero essere adoperati per gli aiuti e al recupero di chi non vuole più prostituirsi ed è stata vittima di sfruttatori e veri e propri mercanti di carne umana»

Cosa risponderebbe a chi imputasse alla vostra mozione una valenza non moralmente accettabile per uno Stato moderno, nell’attendere introiti da parte della prostituzione?

«Ricorderei che quello che vediamo per le strade è indegno, donne svestite che adescano clienti e che il più delle volte sono chiamate nel nostro Paese con false promesse, per poi essere picchiate, schiavizzate, rese tossicodipendenti. Come vogliamo debellare questo scempio se non sottraendo introiti alle cosche e alla malavita? Dobbiamo agire, ed è urgente farlo»

Questo il testo integrale della Mozione che il Consigliere Regionale, Vicepresidente del gruppo FI-PDL che presenterà nei primi giorni della prossima settimana al Consiglio Regionale e che ci ha concesso di pubblicare:

TESTO: “Consiglieri proponenti: ZIBERNA, NOVELLI, DE ANNA

<< Disciplinare il fenomeno della prostituzione a tutela di chi si prostituisce e di chi vorrebbe cessare di farlo, contro il suo sfruttamento, soprattutto minorile, per il pubblico decoro e la salute pubblica >>

PREMESSO che il grado di civiltà di una società la si misura non solo dall’efficienza dei servizi pubblici, ma anche e soprattutto dalla libertà di cui gode chi vi appartiene, libertà di pensare, di appartenere ad uno schieramento politico o di sposare una fede religiosa, libertà di pensarla diversamente dalla maggioranza, libertà di essere sé stessi senza obblighi di omologazione. Queste libertà devono essere diritti riconosciuti e correre di pari passo con il diritto di non essere per queste ragioni perseguitati o emarginati.
PREMESSO altresì che il 20 febbraio 1958, a seguito di un lungo dibattito nel Paese, è stato introdotto il reato di sfruttamento della prostituzione e le case di tolleranza sono state chiuse con la cosiddetta “Legge Merlin” di Angelina Merlin del Partito Socialista; la legge, infatti, punisce lo sfruttamento della prostituzione o lenocinio; l'art. 3, n. 8), della legge n. 75/1958, in particolare, equipara il favoreggiamento allo sfruttamento: infatti punisce "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui" (art. 3, n. 8, l. 75/1958).
RITENUTO che se lo scopo della citata legge era quello di debellare il fenomeno della prostituzione dobbiamo avere il coraggio di prendere atto che il fenomeno è tutt’altro che diminuito, e che pertanto esso va affrontato senza prescindere da questa premessa.
CONSIDERATO che secondo la Commissione Affari sociali della Camera, le prostitute sarebbero in Italia dalle 50.000 alle 70.000, mentre altre stime parlano di 90.000 complessive e che pertanto si tratta di un elevato numero di persone che si prostituiscono. Almeno 25.000 di queste sarebbero immigrate, 2.000 minorenni e più di 2.000 le donne e le ragazze ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Il 65% delle prostitute lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto in case private. Il 94,2% delle prostitute sarebbero donne, il 5%transessuali e lo 0,8% travestiti. L'indagine però non calcola il numero di prostituti maschi o escort e pertanto il numero è destinato senza dubbio a crescere. Per quanto riguarda i clienti, uno studio commissionato nel 2007 dal Dipartimento Pari Opportunità ha rilevato che sono circa nove milioni gli italiani che, con motivazioni e cadenze diverse, frequentano prostitute. Sono cifre che fanno letteralmente impressione, soprattutto quelle che si riferiscono alle baby prostitute ed alle donne e ragazze ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi.
PRESO ATTO che nel corso degli anni molteplici sono state le iniziative legislative volte ad abrogare la legge Merlin ed a disciplinare il fenomeno. Negli anni 2000 sono state emanate ordinanze restrittive in alcuni comuni per quanto riguarda la prostituzione in strada e il ministro per le pari opportunità propose un DDL approvato dal Consiglio dei ministri l'11 settembre 2008.
ATTESO che nel mondo la prostituzione è trattata in modo diametralmente opposto, a seconda dell’area del mondo in cui ci si trova, della religione dominante, delle tradizioni, della storia e della cultura del posto. Nei casi estremi, secondo alcuni codici in particolare di paesi musulmani, la prostituzione è sanzionata con la "pena di morte"; in altri paesi avviene il fenomeno diametralmente opposto, in quanto le prostitute pagano regolarmente le tasse e sono sindacalizzate, ad esempio nei Paesi Bassi, e in questi paesi i bordelli possono farsi pubblicità.
CONSIDERATO che nel 1949, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la “Convenzione per la soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione altrui”, affermando che la prostituzione forzata è incompatibile con la dignità umana, richiedendo a tutte le parti coinvolte di punire i protettori e i proprietari dei bordelli e gli operatori e di abolire tutti i trattamenti speciali o la registrazione delle prostitute. La convenzione fu ratificata da 89 paesi ma la Germania, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti non parteciparono.
OSSERVATO che uno dei motivi per cui riteniamo non si possa ritornare al passato riaprendo le “Case Chiuse” è dovuto anche al fatto che l’Italia ha adottato detta Convenzione. Quest’ultima, come tutte quelle del Consiglio semplice delle Nazioni Unite, non ha l’obbligo di ratifica per gli Stati membri di tale Organizzazione. Per questo motivo alcune Nazioni continuano ad avere i bordelli legali, senza avere alcuna limitazione nelle politiche ONU.
RILEVATO che la Corte di Cassazione nel corso degli anni è largamente intervenuta in questa disciplina ed il Parlamento dovrebbe prenderne atto e provvedere a novellare la materia. Ad esempio con pronuncia n. 37188/2010 la stessa Suprema Corte ha dichiarato che il reato di sfruttamento e favoreggiamento dell’altrui affare di prostituzione si ha anche on-line, ambito che non si poteva immaginare nel 1958. La Corte di Cassazione con la pronuncia 20528/2010 ha dichiarato che le prestazioni sessuali a pagamento devono essere soggette a tassazione, però in tale pronunciamento non è stato tenuto presente della sussistenza dei dettami del reato di sfruttamento da parte dello Stato con le imposizioni fiscali e soprattutto del fattore che le donne esercitanti il meretricio in Italia, grazie all’articolo 7 della Legge 75/1958, non possono essere registrati come tali. Però, successivamente con la Sentenza n. 10578/2011 ed anche con l’Ordinanza n. 18030/2013, lo stesso Organo giudicante ha stabilito che i dettami della succitata normativa italiana riguardante il meretricio devono essere derogati nei fini fiscali ai sensi dell’articolo 36 comma 34 bis, Legge 248/2006. Di conseguenza la prostituzione in Italia è diventata tassabile. Ovviamente, questa attività può essere riconosciuta per le donne solo ed unicamente ai fini fiscali, non negli altri vari campi…cioè in sostanza chi si prostituisce per la Corte avrebbe tutti gli obblighi di chi produce un reddito ma non i diritti!
PRECISATO, per non ingenerare erronei convincimenti ed equivoci, che la prostituzione in Italia non è reato, ma lo sono, invece, tutta una serie di potenziali attività ad essa correlate e illecite, quali il favoreggiamento, lo sfruttamento, l’induzione alla prostituzione, ecc. Uno Stato laico qual è il nostro, e di riflesso noi che lo esprimiamo pro quota, non deve dare un giudizio “morale” sulla prostituzione, o porsi il problema se sia ad essa favorevole o meno, ma solo se il prostituirsi vìola un diritto umano, qualche principio fondamentale della Repubblica, o diritti altrui che non possono essere affievoliti a fronte di un … vero e proprio diritto alla prostituzione!
RITENUTO che vada distinto preliminarmente chi si prostituisce per libera scelta, pur potendo optare per altre opportunità di lavoro, e chi lo fa, invece, pur ritenendolo umiliante, solo perché in condizioni di necessità e senza alternative. Perché chi con speculazioni di borsa, ma in giacca e cravatta, getta sul lastrico e nella disperazione migliaia di famiglie ha il diritto di frequentare il salotto buono della società, mentre chi si guadagna il pane senza nuocere ad alcuno no? Non ci viene da pensare che sia forse frutto di vecchi retaggi, di condizionamenti assolutamente non più compatibili con la nostra società, che non può ergersi a salvaguardia di una moralità affatto condivisa? Un ulteriore aspetto, invece, è quello della piaga della prostituzione giovanile e della criminalità e violenza che gravita intorno al mondo della prostituzione.
RITENUTO che le pene da infliggere a chiunque sfrutti un'altra persona, con violenza o intimidazioni, inducendola a prostituirsi contro la propria volontà, devono assolutamente essere inasprite, ed ancor di più se si è in presenza di minori o di persone incapaci di autodeterminarsi.
ATTESO che questi argomenti dovrebbero farci riflettere per giungere ad una disciplina della prostituzione, che sottragga chi la esercita dalle maglie degli sfruttatori e della criminalità organizzata, che garantisca condizioni igieniche certificate da strutture sanitarie, che non costringa a “battere” le vie cittadine offrendo immagini che possono offendere la sensibilità dei cittadini, soprattutto di quelli più giovani, e ledere il correlato diritto a non essere offesi, che tassi gli utili. Sino ad oggi, pertanto, lo Stato ha preferito mettere la testa sotto la sabbia e far finta di non vedere e non sentire, non disciplinando la materia, giungendo peraltro ad evidenti contraddizioni come quella dell’inquadramento fiscale. È da ipocriti sostenere che chiudendo le case di tolleranza sia stato debellato il fenomeno. Semplicemente si è preferito chiudere gli occhi e fare finta che non accadesse ciò che in realtà è accaduto e continua ad accadere. Smettiamola di credere e di far credere che lo sfruttamento della prostituzione, sia essa femminile o maschile, avvenga solo in case chiuse; lo sfruttamento si è sviluppato, soprattutto, dopo che queste famose case sono state chiuse. Poiché si tratta di un meccanismo di mercato, ovvero domanda-offerta, e poiché ogni mercato, per evitare deviazioni immorali e pericolose, ha bisogno di regole, è necessario dare all'esercizio della prostituzione precise e chiare regole che affrontino in modo radicale il problema della prostituzione.
VISTO che altri aspetti che si ritengono rilevanti sono le condizioni igieniche e sanitarie in cui viene esercitata la prostituzione, ritenuto che sia chi la esercita che chi ne usufruisce deve essere tutelato, ma anche gli aspetti fiscali, rilevato che nel momento in cui esercitare la prostituzione già oggi non costituisce reato non si comprende la ragione per cui l’attività professionale non preveda il diritto e dovere di pagare le tasse, di avere una posizione previdenziale, ecc. Per l’Agenzia delle Entrate, considerando che in media ogni prostituta guadagna dai 300 ai 500 euro al giorno, è evidente che per le casse dell’Erario rappresenta un’entrata non indifferente. Alcune stime fanno ammontare a circa 5 miliardi di euro il giro di affari prodotto annualmente dalla prostituzione, ma altre portano il fatturato ad oltre 12/15 miliardi di euro annui, che porterebbe entrate fiscali per lo Stato da un minimo di un miliardo di euro ad un massimo di 6 miliardi di euro annui. Ma questo, naturalmente, non è l’obiettivo primario bensì una delle conseguenza della nostra iniziativa.
VISTO che secondo la ricerca dell'Università di Trento, ogni giorno sul sito di microblogging vengono pubblicati 2.676 annunci, 130mila gli italiani al mese si rivolgono alle 9.750 prostitute che si pubblicizzano on-line. In media consumano 390mila prestazioni sessuali. In Italia, grazie a internet, ogni anno vengono vendute 4 milioni e mezzo di prestazioni sessuali, per un giro d’affari superiore al miliardo di euro. Se ne sono accorti da tempo anche prostitute e clienti che sempre di più utilizzano il web per pubblicizzarsi e incontrarsi. Il gruppo di ricerca sulla criminologia elettronica “eCrime” del dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università degli studi di Trento, ha realizzato recentemente lo studio “Il cinguettio delle lucciole” da cui emerge in tutta la sua dimensione il fenomeno della cyber prostituzione. I risultati della ricerca hanno evidenziato che tramite Twitter ogni giorno in Italia vengono pubblicati in media 2676 annunci di prostituzione (quasi uno ogni 30 secondi). 
ATTESO che lo scopo dei proponenti della presente è quello di tutelare chi oggi è indotto o costretto a prostituirsi contro la sua volontà, di combattere la squallida prostituzione minorile perché riteniamo che un minorenne non sia ancora capace di gestire in modo adeguato e maturo la propria sessualità, di inasprire le pene per coloro che sfruttano la prostituzione o inducono a prostituirsi, di sottoporre chi esercita professionalmente la prostituzione alle leggi che disciplinano la tassazione del reddito ma anche la tutela del lavoro (prescrizioni sanitarie, diritto alla previdenza, ecc.).

RAMMENTATO di aver depositato una << Richiesta di indizione di referendum abrogativo ai sensi dell’art. 75 della Costituzione e della Legge 25 maggio 1970, n. 352 “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo” relativa alla parziale abrogazione della Legge 20 febbraio 1958, n. 75 “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui” >> che il Consiglio non ha ritenuto di prendere in esame.

tutto ciò premesso

impegna la Giunta Regionale

a porre in essere azioni positive indirizzate al Governo ed al Parlamento nazionale al fine di sollecitare l’adozione di una disciplina normativa che, prendendo atto del sostanziale fallimento della Legge 20 febbraio 1958, n. 75 “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui” >> , sia destinata a tutelare chi oggi si prostituisce contro la sua volontà, ad inasprire le pene per chi induce o sfrutta la prostituzione, soprattutto minorile o di chi non è in grado di autodeterminarsi, per consentire, invece, a chi vuole esercitare la prostituzione di farlo in sicurezza propria e dei clienti, senza turbare il pubblico decoro, fruendo dei doveri e dei diritti destinati ai lavoratori, inclusi quelli fiscali. “

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