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Centri antimobbing, Panariti: «Rimarranno nelle sedi delle Province»

«Andranno ricercati nuovi partner istituzionali ai quali sarà affidato il compito di presentare i progetti; questi soggetti potrebbero essere tanto le Unioni territoriali intercomunali (Uti) quanto i Comuni»

Il centro di ascolto contro le discriminazioni e le molestie sul luogo di lavoro presente a Pordenone potrà continuare ad operare all'interno dei locali di Villa Carinzia. Lo stesso vale anche per le altre strutture presenti nel resto del territorio regionale, le quali porteranno avanti la loro attività nelle sedi che appartenevano alle Province. Lo ha affermato l'assessore regionale al Lavoro Loredana Panariti, rispondendo oggi in Aula a due distinte interrogazioni presentate sull'argomento dai consiglieri Mara Piccin (Forza Italia) e Renzo Liva (Pd).

Panariti ha evidenziato che le difficoltà in cui versano attualmente i centri di ascolto presenti in Friuli Venezia Giulia sono legati a due eventi concomitanti. «Il primo - ha detto - è quello conseguente alla soppressione delle Province; enti questi che, prima della riforma, erano i soggetti promotori dell'attività. Pertanto ora andranno ricercati nuovi partner istituzionali ai quali sarà affidato il compito di presentare i progetti; questi soggetti potrebbero essere tanto le Unioni territoriali intercomunali (Uti) quanto i Comuni».

Il secondo aspetto è quello invece sui nuovi regolamenti riguardanti l'attività dei centri di ascolto. Per ovviare a queste due problematiche «la Giunta ha innanzitutto deciso - ha detto Panariti - di emanare al momento solo il regolamento per il finanziamento dei punti di ascolto e non quelli per il loro accreditamento, passaggio quest'ultimo che verrà compiuto solo successivamente. Pertanto per il 2017 sarà consentito il sostegno economico dei punti di ascolto già accreditati in base ai vecchi requisiti».

Relativamente alle sedi, al momento nella legge non ci sono indicazioni specifiche al riguardo. «Tuttavia - ha evidenziato Panariti rispondendo a Piccin e Liva - in passato il partner istituzionale ospitava il centro all'interno dei propri locali, mentre il finanziamento regionale veniva utilizzato per la copertura delle spese relative ai professionisti e operatori dei punti di ascolto. In fase transitoria quindi - ha concluso l'assessore regionale - i punti di ascolto potranno svolgere la propria attività nelle strutture delle Province, locali strutture resi disponibili ai soggetti che presenteranno l'istanza di finanziamento».

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