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Intesa tra Comune e Ater: firmato protocollo per il recupero di edifici a uso abitativo

Collaborazione siglata tra i due Enti per dare il via al "Programma di autorecupero edilizio a fini abitativi". Principali obiettivi: rispondere al fabbisogno di una fascia intermedia della popolazione e promuovere il riuso e la ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico

Il Sindaco Roberto Cosolini e l'Amministratore Unico dell'ATER di Trieste Raffaele Leo hanno siglato stamattina in Municipio uno specifico “Protocollo d'intesa” che, oltre a ribadire con l'occasione l'alto livello di collaborazione da tempo in essere fra i due Enti, interviene a precisare puntualmente i termini e i rispettivi compiti per la realizzazione del recentemente elaborato “Programma di autorecupero edilizio a fini abitativi” che materialmente si dovrà concretizzare nella completa riqualificazione dell'intero stabile di proprietà comunale ubicato in via Piero della Francesca 4, nel rione di San Giovanni, composto da 10 unità alloggiative attualmente gestite dall'ATER.

Nel corso dell'incontro, presenti anche l'Assessore comunale alla Pianificazione Urbana e Politiche per la Casa Elena Marchigiani, il direttore dell'ATER di Trieste Antonio Ius, il consigliere regionale Giulio Lauri e il presidente della I Commissione consiliare-Politiche Sociali del Comune Giovanni Barbo, è stata innanzitutto spiegata la “genesi” dell'”operazione” che si basa su due motivazioni fondamentali: da un lato dare una risposta al fabbisogno abitativo di quella cosiddetta “fascia grigia” intermedia di cittadini che, pur ricadendo tra i destinatari dell'edilizia sovvenzionata, di fatto viene esclusa da tale beneficio in quanto rientrante nella fascia di reddito più alta fra quelle “sovvenzionate”.

 «Azione questa – ha precisato l'Assessore Marchigiani, anche nella sua veste di proponente, assieme all'Assessore al Demanio, Patrimonio e Lavori Pubblici Andrea Dapretto, della relativa delibera di avvio del Protocollo d'Intesa, approvata dalla Giunta Municipale il 21 settembre scorso – che va a inserirsi come un ulteriore tassello nel più ampio quadro di iniziative adottate dal Comune per fronteggiare una tensione abitativa che nella nostra città si manifesta con particolare forza ove si pensi – ha ricordato la Marchigiani – alle oltre 4.500 richieste di alloggio pervenute sull'ultimo bando ATER». Ma dall'altro lato, questo “Programma di autorecupero edilizio” si propone anche – come detto – un secondo obiettivo: quello di promuovere appunto la ristrutturazione, il riuso e quindi la salvaguardia di un patrimonio edilizio pubblico che altrimenti – per carenza di fondi e assenza di utilizzo - dovrebbe venir eliminato o alienato. Il “Programma” consentirà invece proprio di attingere a un'importante – e determinante - “fetta” di fondi regionali messi a disposizione dalla Legge Regionale 27 del 30 dicembre 2014, laddove dispone, tra l'altro, lo stanziamento di contributi a favore di interventi di riqualificazione edilizia di immobili da destinare a uso residenziale, di proprietà comunale e da cedere in diritto di superficie a tempo determinato, da attivare da parte di cooperative edilizie di abitazione a proprietà indivisa.

E con ciò si chiarisce anche il “meccanismo” organizzativo dell'intera operazione che prevede, in sintesi, dopo la predisposizione, da parte del Comune in collaborazione con l'ATER, del Progetto di Autorecupero per un determinato edificio (in questo caso quello suddetto di via Piero della Francesca), la richiesta e quindi l'ottenimento del contributo della Regione sulla base della L.R. 27/2014 (contributo che è stato già assegnato al Comune). Il resto dell'importo, ovvero i 2/3 circa sarà a carico delle almeno 10 famiglie interessate a occupare gli alloggi una volta ristrutturati e che, a tale fine dovranno consociarsi in un'apposita cooperativa edilizia di abitazione cosiddetta “a proprietà indivisa”. In sostanza, con una cifra che si aggirerà sugli ulteriori 40 mila Euro circa per ognuna delle 10 famiglie partecipanti, la nuova cooperativa, cui nel frattempo il Comune trasferirà il finanziamento ricevuto dalla Regione, potrà provvedere a far eseguire tutti i lavori indispensabili per la ristrutturazione dell'edificio secondo le condizioni e le norme vigenti per un'adeguata abitabilità; ricevendone in cambio dal Comune la concessione in diritto di superficie per la durata di 30 anni.

Per quanto concerne la misura delle suddette ulteriori spese che ogni soggetto aderente dovrà mettere in conto, si può far notare che essa potrà in parte variare a seconda della quantità e qualità delle lavorazioni che gli stessi soci della cooperativa saranno in grado di realizzare direttamente e autonomamente, secondo il modello dell’"autorecupero”. Per poter aderire al progetto le famiglie, o comunque i soggetti interessati, dovranno possedere in linea generale i medesimi requisiti prescritti dalla normativa regionale per l’accesso alle provvidenze dell’edilizia convenzionata, nonché essere residenti in Comune di Trieste e in possesso di un reddito complessivo annuo non inferiore a Euro 15.000.

E secondo il “Protocollo” firmato oggi, competerà ora al Comune redigere e pubblicare l’Avviso pubblico per la selezione di almeno 10 famiglie o soggetti interessati e disponibili a costituire la suddetta cooperativa di abitazione e per l’attuazione dell’intervento di riqualificazione edilizia, mentre, contestualmente, al fine di stimolare e agevolare la costituzione della detta cooperativa, spetterà all'ATER il compito di individuare un “gestore sociale” esperto del settore e perciò in grado sia di raccogliere, esaminare e valutare le manifestazioni di interesse pervenute, sia, successivamente, di accompagnare le 10 famiglie individuate nello sviluppo del progetto, in particolare assistendole nell'importante fase iniziale di fondazione della cooperativa.

Comune e ATER collaboreranno quindi nelle attività di supervisione tecnica e amministrativa, monitorando le successive fasi di sviluppo del Programma. Mentre sarà cura dell'ATER provvedere a trasferire gli inquilini eventualmente ancora presenti nell’edificio oggetto d’intervento, con la loro collocazione in altri idonei alloggi. Un'iniziativa che è stata definita – sia dalla Marchigiani che dall'avv. Leo – come un “progetto pilota” con forte valenza sperimentale. Ma che se avrà successo e andrà a buon fine, con l'adesione di un numero sufficiente di famiglie interessate e, quindi, con la sua riuscita anche economica e tecnica, potrà venir senz'altro riproposto e proficuamente ripetuto anche in altre sedi, ovvero in altri stabili cittadini richiedenti analoghi interventi di recupero.

Dopo la firma, il Sindaco Cosolini ha voluto vivamente ringraziare gli Uffici comunali e quelli dell'ATER per il non poco impegno profuso per portare in porto questa prima fase dell'operazione, nonché la Regione e il Consiglio Regionale per l'indispensabile supporto finanziario messo a disposizione e come aggiunto dal primo cittadino «Per aver così colto l'interessante novità che questo originale strumento propone nel contribuire ad affrontare, con un'utile diversificazione rispetto agli strumenti tradizionali, un'emergenza abitativa sempre presente e pressante».

Cosolini e Leo hanno anche voluto, con l'occasione, rispondere ad alcune critiche, o forse solo incomprensioni, intervenute sull'argomento, rassicurando le categorie economiche interessate, e in particolare quella degli artigiani, spiegando che l'iniziativa “di autorecupero edilizio a fini abitativi” non potrà assolutamente costituire per loro un qualche rischio di concorrenza; al contrario, andando invece a muovere situazioni edili-abitative ora del tutto bloccate (come quella appunto di via Piero della Francesca), sarà in grado viceversa di creare nuove occasioni di lavoro proprio per le categorie edili e artigiane il cui intervento sarà assolutamente necessario per la maggior parte delle opere richieste.
Ancora replicando ad altre critiche, o piuttosto insinuazioni, stavolta di matrice più politica, lo stesso Cosolini ha precisato che questa iniziativa non c'entra proprio nulla con l'accoglienza di profughi e migranti, per la cui diversa emergenza gli enti pubblici attingono a risorse del tutto diverse, che non si incrociano e non intaccano in nessun modo quelle previste, su tutt'altri capitoli e sulla base di altre norme di legge, per far fronte all'emergenza abitativa.

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