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Decreto Dignità, Serracchiani: «Non creerà più lavoro»

«Non si occupa di tutto il lavoro, come ci è stato raccontato dal ministro Di Maio»

«Si riduce la durata del contratto a termine, se ne aumenta il costo, si reintroducono le causali, si estende la normativa del contratto a termine anche alla somministrazione. Ebbene, tutto questo può generare più lavoro? Probabilmente no. Ma non perché lo dice il Partito Democratico o lo dice il relatore di minoranza: ce lo dicono anche le imprese». Lo ha detto oggi a Montecitorio la deputata del Pd Debora Serracchiani, relatrice di minoranza del decreto recante “Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese”.

Indirizzandosi al relatore di maggioranza Serracchiani ha sottolineato che «quando si dice che ci sono tante imprese oneste che nulla dicono rispetto a questo decreto, non vorrei che si intendesse che le imprese del nord est sono tutte disoneste, perché loro sono quelle che la voce l'hanno alzata, che hanno detto che non erano contente, che hanno chiesto delle modifiche, che hanno chiesto degli interventi profondi; e alla loro voce si è unita anche la voce di presidenti di regione che non certo fanno parte della mia forza politica. Voglio augurarmi che almeno quelle voci le si voglia sentire e non siano considerate come un disturbo, perché penso, invece, che abbiano sollevato una questione importante».

«Questo è un decreto che si occupa di lavoro ma – ha precisato Serracchiani - non di tutto il lavoro, come ci è stato raccontato dal ministro Di Maio: avremmo dovuto trovare qualcosa sui raider, avremmo dovuto trovare qualcosa sulle cooperative spurie, avremmo dovuto trovare qualcosa sulla chiusura domenicale dei negozi. Non c'è nulla di tutto questo, come pure ci è stato raccontato».

«C'è altro – ha indicato Serracchiani - ci sono, ad esempio, i contratti a termine, e sui contratti a termine c'è la riduzione della durata. Su questo non ci siamo divisi in Commissione, e siamo passati da 36 a 24 mesi: per il Partito Democratico è una posizione che si era chiarita già alla fine della scorsa legislatura. Noi siamo intervenuti sui rapporti a termine – ha ricordato Serracchiani - in un momento di fortissima crisi occupazionale, economica e finanziaria, quando l'intervento più semplice era mettere mano a quello strumento, per fare successivamente un intervento più organico che – ha concluso - si è chiamato Jobs Act».

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