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Savino (FI): Inaccettabile giudice dell'ex Jugoslavia

Giunge in serata la dichiarazione della parlamentare di Forza Italia Sandra Savino sulla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo che ha visto scemare le aspettative delle associazioni degli esuli e dei loro legali dopo dieci anni di battaglie legali in Italia e in Europa

La parlamentare di Forza Italia, Sandra Savino, si è espressa sulla vicenda che ha visto protagonisti di una battaglia legale durata dieci anni affinché venissero riconosciuti i diritti degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Giunge in serata la dichiarazione lapidaria verso quella che definisce una "leggerezza". 

«Chiedo al Governo se non ritenga doveroso farsi sentire presso gli organismi internazionali competenti per chiedere le ragioni dell'evidente inopportunità relativa al fatto che ad aver rigettato il ricorso riguardante gli indennizzi per esuli istriani e dalmati presso la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo sia stata una giudice proveniente da un Paese dell'ex Yugoslavia, che quindi porta in dote una formazione giuridica e professionale appartenente ad una realtà che è parte in causa nella vicenda.

Poi aggiunge ancora: «Mi pare evidente che la scelta di un relatore, anzi una relatrice, macedone, e quindi nata e cresciuta fino quasi ai trent'anni nell'ex Yugoslavia, rappresenti una "leggerezza" che poteva essere evitata, dal momento che non aiuta a leggere con serenità l'esito di questa ultima fase giudiziaria. Senza voler fare paragoni irriverenti, è come se ad una partita dei mondiali di calcio l'arbitro fosse della stessa nazionalità di una delle due squadre in campo. Senza entrare quindi nel merito della sentenza della Corte rilevo che questa mancanza anche di sensibilità nei confronti dell'Italia non possa passare in cavalleria, senza che via sia un'adeguata azione di approfondimento da parte del Governo.

Questo lo si deve in primo luogo agli esuli, che ricordo con i loro beni pagarono di fatto i danni di guerra dell'Italia, dal momento che furono l'Istria, Fiume e la Dalmazia le solo terre cedute ad altri stati. Per non parlare poi dell'ingiustizia subita in termini anche morali, con l'oblio a cui i governi italiani relegarono i fatti dell'esodo e delle foibe. Tutte ragioni più che sufficienti affinché da Roma in direzione Strasburgo parta una richiesta di trasparenza e di giustizia»


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