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Rosolen (Un'Altra Trieste): «Basta messaggi equivoci nelle scuole»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

«È legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare le minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l’imposizione di un modello di società che prevede l’eliminazione delle naturali differenze tra i sessi. Bene, benissimo la lotta serrata contro odiose forme di sopraffazione e razzismo, ma siamo decisi a sbarrare il passo ai mercanti che violano il tempio e svendono i valori fondanti della nostra società».

«Soprattutto, evitiamo che la scuola divenga una terra di conquista per fanatici della teoria gender. Discutibile che una scuola accolga esperimenti che rasentano l’eversione. Doveroso dare ai genitori tutte le informazioni del caso, compresa la possibilità di evitare che i propri figli vengano usati come cavie da laboratorio gender».

Così Alessia Rosolen, candidata sindaco di Un’Altra Trieste Popolare, nell’annunciare l’adesione di tutta la lista alla petizione promossa dal Comitato Articolo 26 “Difendiamo i nostri Figli” di Trieste, che si rivolge al Ministero dell’Istruzione, affinché i genitori di tutte le scuole del territorio possano esprimere il consenso preventivo sulla partecipazione dei propri figli a progetti educativi che trattano argomenti sensibili, come l’orientamento sessuale e l’identità cosiddetta di genere.

«L'iniziativa - puntualizza Rosolen - era e resta del Comitato, noi la sosteniamo, senza rivendicare primogeniture o paternità politiche». «I genitori - aggiunge il candidato sindaco - devono essere messi nelle condizioni di sapere quello che succede a scuola e, in casi di particolare delicatezza, è necessario riconoscere alle famiglie la facoltà di ritirare i figli da percorsi o lezioni inopportuni».

«In tutto il Paese, con il pretesto di combattere “inutili” stereotipi, si stanno moltiplicando i casi di aperta propaganda contro la famiglia naturale, soprattutto nel mondo scolastico. A Trieste, stigmatizzabili derive ideologiche ci hanno regalato una vetrina internazionale cui avremmo rinunciato volentieri. Il sedicente gioco del rispetto non è che il frutto avvelenato di una campagna che intende minare alla radice il concetto stesso di famiglia tradizionale, per propalare disvalori che confliggono con la nostra storia e la nostra tradizione».

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