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Entrato da Trieste l'attentatore di Londra, Giacomelli (Fdi): «Ora si proceda a controllare il nostro Porto»

«Vogliamo ricordare che nel 2015 la Direzione Investigativa Antimafia in un'audizione al Senato ha segnalato il problema del porto di Trieste anche per il traffico di armi e droga»

Il segretario provinciale Claudio Giacomelli si esprime in proposito alla notizia riguardante l'attentatore di Londra, che sarebbe entrato in Europa attraverso il porto di Trieste: «Da anni segnaliamo al Governo nazionale il problema degli arrivi di migranti e non solo nel Porto di Trieste. Per questo abbiamo chiesto che la Commissione Speciale del Consiglio Comunale si occupi approfonditamente di questo tema».

«Vogliamo ricordare - continua Giacomelli - che nel 2015 (proprio l'anno in cui è entrato il terrorista) la Direzione Investigativa Antimafia in un'audizione al Senato ha segnalato il problema del porto di Trieste anche per il traffico di armi e droga. Droga per la quale Trieste non è più solo un luogo di passaggio ma anche un luogo di smercio. Perfino ai ragazzini. Il sistema di prima accoglienza nel Porto non funziona. Non è possibile che agli stranieri che arrivano ci si limiti a chiedere che la mattina dopo ci si presenti spontaneamente in Questura. Ed è ora che si chieda la collaborazione internazionale per stanare chi collabora a far entrare i migranti nei container dei traghetti turchi. Non è possibile che nessuno sia responsabile».

Dichiara Federico Bertoli, dirigente di Gioventù Nazionale  (il movimento giovanile di Fratelli d'Italia): «Come testimone oculare di uno sbarco di immigrati clandestini nel porto di Trieste posso raccontare la meccanica di come esso avviene. Il più delle volte arrivano stipati in un camion merci a bordo di un traghetto proveniente dalla Turchia, all’insaputa dei traghettatori, ma non di certo del camionista, che dichiara il falso dicendo di trasportare un tipo di merce, quando invece trasporta persone su quella che ormai, purtroppo per il porto di Trieste, definirei una rotta di immigrazione calcolata».

«È tempestivo l'intevento delle Forze di Polizia - continua Bertoli - ma, come sappiamo, una volta in Italia, questi immigrati hanno pressoche una libertà illimitata di restare o lasciare la nostra Regione e il nostro Paese. La verità è che l’Italia non si deve accollare il peso di gestire una quantità di immigrati che ormai è fuori controllo; se essi sbarcano con mezzi che battono bandiera di un paese, come in questo caso la Turchia, l’unica soluzione è quella di imbarcarli nuovamente e rimandarli da dove sono venuti».

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