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Ferriera, FareAmbiente: «Con nuova proprietà sforamenti aumentati, serve chiarezza»

Lo rileva in una nota Giorgio Cecco Coordinatore Regionale del Friuli Venezia Giulia FareAmbiente: Sono aumentate le segnalazioni dei residenti alla Polizia Locale per polveri, odori e rumori, per questi ultimi arrivano continuamente alla nostra associazione lamentele anche da Muggia»

«Com’è cambiata la situazione dal punto di vista ambientale e per la tutela della salute pubblica dopo l’arrivo della nuova proprietà e la firma dell’Accordo di Programma? Dai dati rilevati e dalle segnalazioni è evidente che purtroppo nell’ultimo anno è peggiorata:

Sono aumentate le segnalazioni dei residenti alla Polizia Locale per polveri, odori e rumori, per questi ultimi arrivano continuamente alla nostra associazione lamentele anche da Muggia

Sono aumentati gli sforamenti delle PM 10 in maniera esponenziale come rilevato dalle misurazioni effettuate sulle centraline dall’ARPA».

Lo rileva in una nota Giorgio Cecco Coordinatore Regionale del Friuli Venezia Giulia FareAmbiente

«Inoltre - continua la nota -  non sono chiare le tempistiche inerenti la verifica dell’efficacia dei dispositivi per il contenimento delle emissioni, che da dichiarazioni della proprietà, ribadite anche negli incontri con gli enti locali, dovevano essere eseguite a fine di quest’anno, mentre si vuole posticiparle ad aprile del 2016 e intanto si sta lavorando pure senza l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Le promesse fatte dall’Azienda e in qualche modo avvallate dalle amministrazioni pubbliche erano chiare, se non si risolveva o conteneva il problema entro dicembre 2015 l’area a caldo veniva dismessa, ora si sta pensando ad un mantenimento o addirittura ad un aumento della produzione pur in presenza ad oggi di condizioni non sostenibili, è evidente che la preoccupazione dei cittadini e delle associazioni che fanno da portavoce degli stessi aumenta».  giorgio cecco-2

«Nel frattempo - spiega Cecco -  continuano annunci a mezzo stampa e preoccupanti interviste anche sui media nazionali per quanto concerne la situazione dello stabilimento, che certo non tranquillizzano né i residenti né i lavoratori. Visto tutto ciò e in considerazione del rischio per la salute pubblica, quindi dei residenti e dei lavoratori, chiediamo si mantengano le scadenze previste per le verifiche suddette e nel caso si preveda l’immediata chiusura dell’area a caldo».

«Fermo restando - conclude -  che per il nostro movimento la soluzione migliore resta sempre quella della completa riconversione dell’area con altre attività meno rischiose e sostenibili, come fra l’altro previsto anche nel programma iniziale dell’attuale Sindaco di Trieste, visto il diverso percorso intrapreso, chiediamo altresì che si supportino senza indugio comunque tutte le azioni utili per il contenimento delle emissioni e nel contempo per il mantenimento occupazionale anche con l’avvio della produzione prevista con il laminatoio a freddo».

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