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Ferriera, Serracchiani: «Non si può pensare di mandare per strada i lavoratori con la speranza che vengano assunti in Porto»

All'incontro con i candidati organizzato dal Propeller Club si è toccato anche il tema ferriera e la possibilità di uno sviluppo portuale al posto dell'area a caldo. Scoccimarro (FdI): «Non è più concepibile quello stabilimento nel cuore della città». Omero (LeU): «Avevo già raggiunto l'obiettivo»

In merito all'ipotesi di un nuovo accordo quadro per lo sviluppo logistico dell'area della Ferriera, nel corso di un incontro organizzato al Propeller Club di Trieste con vari candidati alle politiche 2018, Debora Serracchiani ha affermato che «qualsiasi ipotesi di chiusura della Ferriera presuppone uno sviluppo fortissimo del porto, che potrebbe assorbire il colpo della chiusura: prima c'erano 400 lavoratori che pesavano sulla collettività con la cassa integrazione, ora ci sono 751 lavoratori e stanno asusmendo ingegnerei usciti dalle università di Trieste e di Udine. Risultati sono stati raggiunti e non possiamo mandare per strada i lavoratori con la speranza che possano essere assunti in porto, perché dal 2014 il porto ha assunto 200 persona ma dubito che potessero essere assunti operai dell’area a caldo».  

«A maggio l'accordo di programma quadro scade e va rinnovato, dopo che il primo è stato quasi completamente attuato - ha aggiunto Serracchiani -. Noi abbiamo continuano quanto iniziato dall'assessore Savino che aveva chiesto il sito inquinato e bene che sia arrivato un imprenditore che ci ha concesso i fondi per avviare i processi di riqualificazione. Il primo punto è la salute, ma il tentativo va fatto. Nel 2010 il benzopirene era 7 volte il limite di legge, ora è una volta e mezza in meno a quel limite».

Su posizioni differenti invece gli altri due esponenti politici presenti all'incontro, ossia Fabio Scoccimarro (capolista al Senato per Fratelli d'Italia) e Fabio Omero (Liberi e Uguali). «Massima disponibilità a sostenere un’ipotetico accordo per lo sviluppo diverso di quell’area in ambito portuale - ha detto Scoccimarro -. Assolutamente non sono d’accordo con chi dice che gli intrusi a Servola sono le case (riferendosi alle parole del dem Riccardo Illy, ndr): non è più concepibile quel tipo di stabilimento nel cuore della città, come anche è inconcepibile il rigassificatore». «Ero già riuscito a ottenere (alla presenza di Adele Pino, il dottor Rosato e Sandra Savino) la possibilità di un accordo di programma per la dismissione dell’area a caldo - ha ricordato Omero -, quindi resto della stessa idea».

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