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Giorno del Ricordo, Serracchiani: «Cieca intolleranza, italiani furono terrorizzati, cacciati e uccisi»

Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani a margine delle celebrazioni solenni del Giorno del Ricordo, che si sono tenute presso la Foiba di Basovizza (Trieste)

«Nella tragedia delle foibe e dell'esodo gli esuli istriani, fiumani e dalmati sono stati esempio per tutta l'Italia, perché hanno attraversato le prove più dure e hanno dimostrato di avere in loro la volontà e le forze per risollevarsi a nuova dignità».

Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani a margine delle celebrazioni solenni del Giorno del Ricordo, che si sono tenute presso la Foiba di Basovizza (Trieste).

«Giusta dunque è la legge che fissa per la Repubblica e per tutti i cittadini il dovere di ricordare che un prezzo fu pagato - ha continuato Serracchiani - per la sconfitta in una guerra sciagurata, e che quel prezzo lo pagarono degli Italiani a misura di sangue e privazioni, colpevoli solo di avere le loro radici sulla sponda sbagliata dell'Adriatico. Terrorizzati, cacciati, spogliati di tutto e uccisi, poi umiliati o anche derisi dai loro stessi fratelli Italiani, e infine sepolti in un oblio di decenni: l'Italia aveva e ha tuttora l'obbligo di riconoscere tanto strazio e tanta ingiustizia».

«La riapertura per vent'anni dei termini per la richiesta del riconoscimento ai familiari degli infoibati previsto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo è un atto che conferma, in nome del popolo Italiano, l'impegno coralmente preso dal Parlamento nel 2004. È un atto che al contempo spazza l'insidia di un negazionismo purtroppo ancora presente e di chiunque volesse ancora speculare sul dolore dei sopravvissuti».

«Nell'incertezza di questi tempi inquieti, dalla storia dei nostri esuli viene un insegnamento che dovremmo imparare, qui in Italia e soprattutto in Europa: l'intolleranza è cieca anche quando si ammanta di apparenti buone ragioni e la violenza ne è seguito naturale. Difendere libertà e diritti - ha sottolineato - significa rendere omaggio a chi di quella violenza fu già vittima innocente».

«Ricordiamo questa tragedia - ha concluso Serracchiani - perché quello che è accaduto può accadere ancora, e quello che accade agli altri potrebbe un giorno accadere a noi».

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