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Segreteria regionale Pd, parla Antonella Grim: «Ecco perché non mi sono dimessa»

La segretario regionale del Partito democratico, Antonella Grim, in un lungo scritto sulle ragioni delle sue mancate dimissioni

La segretario regionale del Partito democratico, Antonella Grim, in una lunga disamina sulle ragioni delle sue mancate dimissioni: «Sono state giornate intense e non facili. Non tanto (non solo) per me, ma soprattutto per il nostro partito. E oggi, a mente fredda, raccolgo il frutto dei mille ragionamenti di questi giorni e scrivo qualche riga, per spiegare perché sabato scorso in Assemblea ho deciso di non dimettermi da segretaria regionale del Pd e come intendo andare avanti.

Parto dalla sconfitta al referendum: un colpo pesante. Secondo me abbiamo perso un’occasione preziosa per migliorare il Paese. Peccato. Ma non finisce mica qui, perché la vivacità e l’impegno che ho visto, all’interno del partito e nel mondo dei comitati, sono stati straordinari e non vanno sprecati. Anzi, vanno presi a piene mani e rilanciati.

Per andare dove?

Per andare avanti, verso il 2018, cercando di tenere la barra dritta. Nel 2016 abbiamo perso: negarlo sarebbe sciocco. Abbiamo perso per tante ragioni, di carattere locale, regionale e non solo. E sicuramente abbiamo sbagliato. Dove? Certamente nel percorso delle riforme, nella loro applicazione e comunicazione. E certamente anche nel rapporto con le persone. Molto ha influito anche la questione dei richiedenti asilo: complice la crisi economica e sociale, i nostri concittadini non si sono sentiti ascoltati da noi nelle loro fragilità, nelle loro richieste di aiuto, e ci hanno puniti nelle urne.

Davanti a questi problemi, in questo momento, cosa fare? Me lo sono chiesta per giorni, ed è stata una riflessione complicata, dolorosa, snervante.

Sabato mi sono presentata in Assemblea regionale e ho spiegato tutto questo. Avrei potuto dare le dimissioni, tirarmi fuori da tutto questo. Avrei potuto serenamente lasciare una “poltrona” molto faticosa e non retribuita, sulla quale in pochi, pochissimi, avrebbero voluto sedersi nel 2014, come ho fatto io, e dalle quale, ancora oggi, molti si tengono alla larga. avrei potuto lasciare nel momento di massima difficoltà con un semplice "ora fate voi, io vado", e concentrarmi sul mio lavoro, la mia famiglia e il mio impegno in Consiglio comunale a Trieste, più libera e serena di oggi.

Avrei potuto, ma ho deciso di non farlo, perché credo sia più responsabile rimanere e affrontare i problemi, portando il partito al congresso, che lasciare ad altri la raccolta dei cocci. Sarebbe stato facile, e mediaticamente goloso, prendere un paio di teste, a partire dalla mia, e farle rotolare in piazza: così facendo avremmo dato quell’immagine di “PULIZIA” che può indurre a credere che tutto sia risolto. Ma sappiamo tutti che non è così: non è con un po’ di correttore che si rimedia a problemi profondi, strutturali, che investono per prima la forma partito (come continuare a essere partito quando i partiti, in senso tradizionale, non esistono quasi più e la partecipazione politica è indebolita?).

Qui serve un percorso serio, profondo. La segreteria del Pd Fvg è una segreteria unitaria: questo è un patrimonio che non possiamo sprecare. E l’Assemblea sabato ha concordato con me; al facile colpo di scopa si è preferita una scelta di responsabilità: provare a rilanciare un serio percorso di elaborazione politica, rivedere l’organizzazione interna del partito. Parlare di più e meglio con le persone, rafforzare la presenza sui territori e, laddove necessario, rivedere e correggere il percorso delle riforme.

Ecco, io mi sono assunta la mia parte di responsabilità e continuo ad assumermela: mi sto facendo carico di un percorso di approfondimento e verifica con tutte le componenti della segreteria regionale, per chiedere un rafforzamento nell’azione di elaborazione politica in vista della prossima Assemblea, che sarà riconvocata subito dopo quella nazionale del 18 dicembre.

Lo ribadisco, secondo me siamo una comunità, nella vittoria e nella sconfitta. E non voglio sentir parlare di scappatoie. E a quanti, nel modo più mediatico possibile, continuano ad agitare le acque e a cercare lo scontro e la polemica, rispondo che non sono attaccata alla poltrona - io no- men che meno quando non è un comodo scranno. E dico che se vogliamo il bene del nostro partito dobbiamo lavorare per quello, non per altro. Le logiche all’interno dei partiti possono essere tante, diverse: lasciamole da parte.»

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