Emergenza immigrazione. Cosolini: «A Valmaura nessun pericolo, polemiche montate ad hoc»
Lo rileva in un post il sindaco di Trieste Roberto Cosolini pubblicato sulla sua pagina facebook: «Le persone che arrivano hanno tutte assistenza sanitaria molte di queste persone già oggi partecipano a progetti di lavoro volontario, contribuendo alla pulizia delle strade»
«In questi mesi stiamo assistendo a una crisi di dimensioni mondiali: le guerre, le violenze, la fame e la mancanza di speranza che si sono determinate in alcune regioni del mondo hanno spinto i loro abitanti a cercare rifugio in Europa. Questa crisi chiama ognuno alle proprie responsabilità: cittadini, amministrazioni, governi. Anche Trieste, oggi, deve scegliere da che parte stare, soprattutto vista la sua posizione di crocevia europeo, che è stata, e tornerà ad essere, la sua fortuna economica».
Lo rileva in un post il sindaco di Trieste Roberto Cosolini pubblicato sulla sua pagina facebook ufficiale.
«Noi - spiega Cosolini - , come Amministrazione, abbiamo fatto la nostra scelta, organizzando risposte adeguate, che uniscono la solidarietà verso chi soffre con la responsabilità di governare e gestire l'emergenza nel modo migliore per i cittadini. L’altra scelta è quella di chi pensa di murare la città, o di azzerare i servizi ai profughi, convinti che così spariranno, o di chi attacca ogni soluzione senza però mai proporre un’alternativa. Noi non ci riconosciamo in questo modo di pensare e di agire!»
«POSSIAMO ESSERE ORGOGLIOSI DI TRIESTE, continua il sindaco. Trieste ha risposto con uno dei più efficaci sistemi, già segnalato dalla stampa nazionale come esempio di eccellenza: tramite l’accoglienza diffusa (utilizzo di piccole strutture sparse per la città) siamo in grado di accogliere circa 600 richiedenti asilo, in modo dignitoso per loro e in modo perfettamente sicuro e sereno per i cittadini».
«Sottolineo - continua - “in modo sicuro e sereno” e ne approfitto per sfatare qualche voce messa in giro da chi vuole solo spaventare i cittadini:
- le persone che arrivano hanno tutte ASSISTENZA SANITARIA e sono seguite mentre attendono che la loro domanda abbia un esito che consenta loro di partire per le loro destinazioni definitive;
- molte di queste persone già oggi partecipano a progetti di LAVORO VOLONTARIO, contribuendo alla pulizia delle strade al mantenimento del verde pubblico e a molte attività di tipo assistenziale;
- le risorse impiegate derivano da STANZIAMENTI DEL GOVERNO finalizzati a questo scopo, dunque non sono "sottratte" ai bisogni dei triestini».
«NO - continua il sindaco - A CHI ALIMENTA PAURE INFONDATE Nelle ultime settimane sono arrivate altre persone in eccedenza al numero che la città è in grado di accogliere e dunque hanno trovato rifugio spontaneo e temporaneo al Silos. È necessario togliere queste persone da quella situazione e garantire loro uno spazio attrezzato sia per dormire che per essere assistiti e monitorati. La scelta dell'immobile ex SAF corrisponde a questa esigenza. È bene che i cittadini sappiano che:
- non c’è NESSUN PERICOLO PER LA SALUTE degli abitanti, perché il presidio medico è costante;
- non c’è NESSUN PROBLEMA DI SICUREZZA, perché la struttura sarà permanentemente presidiata e monitorata da personale specializzato, da forze dell'ordine e da associazioni di volontariato e perciò i richiedenti asilo saranno costantemente seguiti;
- LA SITUAZIONE È TEMPORANEA, in attesa che la distribuzione dei profughi faccia tornare il numero dell’accoglienza di Trieste sotto il suo livello ottimale».
«Nel frattempo - ancora il sindaco - insisteremo perché I TRASFERIMENTI AD ALTRI COMUNI SIANO PIÙ VELOCI in modo che il numero che grava su ogni territorio sia più equilibrato, e questo alleggerirà certo Trieste che, come Gorizia o Udine, trovandosi vicino al confine è maggiormente in prima linea».
«Se tutti - conclude - fanno la loro parte l'impatto è sostenibile, vale per l'Unione Europea, per il nostro Paese e perciò per la nostra Regione. Le forze politiche che urlano contro i numeri eccessivi e alimentano allarmi sociali inesistenti a Trieste sono le stesse che boicottando la gestione e l'accoglienza dei rifugiati in altri comuni, causano il nostro esubero. Come l’Austria e la Germania, a cui tante volte guardiamo come esempio, anche Trieste ha scelto di lavorare con efficacia, mostrando la giusta strada per affrontare l’emergenza. Gli altri ci seguiranno».