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Lavoro, Pd Provincia: «Investimenti e più spazio ai giovani, futuro sono loro»

Lo rilevano in una nota Luca Salvati e Maria Monteleone, consiglieri provinciali del Partito Democratico: «Il grosso sbaglio delle politiche italiane è stato e continua ad essere il far andare le persone in pensione più tardi, senza pensare a diversi ruoli per i lavoratori anziani in azienda»

«Pensare al futuro non è mai stata una gran virtù del popolo italiano. I dati demografici mostrano che entro il 2030 ci sarà una gran fetta della popolazione composta solo da over 65, che saranno ancora al lavoro, mentre i 40enni manderanno ancora curriculum. La popolazione italiana invecchia. Questo è il frutto di due fattori: da un lato, viviamo sempre più a lungo, dall’altro, assistiamo a un declino costante delle nascite».

Lo rilevano in una nota Luca Salvati e Maria Monteleone, consiglieri provinciali del Partito Democratico.

«Il grosso sbaglio delle politiche italiane - continua la nota -  è stato e continua ad essere il far andare le persone in pensione più tardi, senza pensare a diversi ruoli per i lavoratori anziani in azienda. Spesso vengono lasciati lì dove sono, senza alcuna forma di age management, senza investire nella produttività. Il risultato è che aumenta la popolazione in età lavorativa over 50 nei luoghi di lavoro, mentre mancano i 30-40enni più produttivi. A nulla valgono poi gli allarmi di Tito Boeri riguardo all'accesso alla pensione per i sessantenni che, pur di “godersi” il meritato riposo e non attendere i 66-67 anni (per ora), lasciano il lavoro con pensioni da povertà. Questo  impoverimento  economico e sociale del Paese, produce grossi sprechi nella fascia più produttiva della società. L'Italia registra il numero di Neet più alto d’Europa: 2,4 milioni. E il 47% dei giovani dichiara di fare un lavoro per il quale servirebbe un titolo di studio più basso. In questa fascia l’occupazione cresce pochissimo. Aumenterà la popolazione inattiva, i giovani saranno sempre meno e quindi con poco peso elettorale.  Se ci sono meno politiche giovanili e più politiche rivolte agli “anziani lavoratori”, ci sarà meno innovazione e minori investimenti per contare nel sistema produttivo alla pari con altri Paesi. Stiamo perdendo in "forza lavoro" in quanto un ultra sessantenne è' meno propenso al cambiamento ed all'innovazione (la storia insegna che le scoperte geniali sono state fatte da giovani scienziati)..inoltre si resta al lavoro perchè l'Europa c'è lo chiede e non per motivazioni di strategie future politicamente valide, anzi». LUCA SALVATI-2

«Ultimamente - continuano i due esponenti PD -  il governo parla e investe in cultura e scuola, ma se poi questi investimenti non trovano sbocchi nelle politiche del lavoro, i giovani più colti continueranno a lasciare il paese, perdendo così le forze migliori quelle più vocate al cambiamento quelle in cui si è investito,  La crisi economica, la precarietà del lavoro e i redditi bassi fanno prospettare un futuro economico tutt’altro che roseo per i più giovani, con pensioni molto basse. I lavoratori precari del presente saranno precari anche nel futuro. Finora l’assicurazione sono state le famiglie, e del futuro dei 30enni non se ne è occupato nessuno. Tra 40 anni, quando pochi saranno riusciti a formarsi una famiglia economicamente sostenibile, sarà un disastro. La politica italiana non pensa al futuro dei giovani ( e quindi del Paese) perché quello che importa è sempre solo la prossima tornata elettorale».

«I nuovi arrivi per lavoro in Italia - conclude la nota -  stanno diminuendo per via della crisi economica e pochi  sono stati gli investimenti in politiche di integrazione. E l’immigrazione più preparata si sta spostando verso altre mete, quindi rimangono da noi per lo più lavoratori destinati a fare lavori poco qualificati. Permane la peggiore immigrazione e non si attraggono talenti. Si invoca la crescita,ma come si fa a crescere se la politica non trova soluzioni a questo pericoloso trend? Forse è il caso di iniziare ad avere meno politici che guardano alle prossime elezioni e più statisti che guardino alle prossime generazioni».

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