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Morte di piazza Vittorio Veneto, Zalukar: «Ritardo dei soccorsi fatale»

L'ex direttore del Pronto soccorso di Cattinara: «La richiesta di soccorso sembra essere rimasta inevasa dalla Centrale di Palmanova per almeno 10 minuti»

Sulla drammatica vicenda della morte di P.R., il 56enne deceduto lo scorso lunedì in piazza Vittorio Veneto in seguito a un arresto cardiaco, interviene l'ex direttore del Pronto soccorso di Trieste Walter Zalukar riportando di un colpevole ritardo poi diventato fatale a causa del Nue 112. 

«La persona che ha immediatamente telefonato al 112 racconta di essere stato oggetto di molteplici domande, anche ripetitive, ad esempio: “Le pare che sia ubriaco? Ha battuto la testa? A Trieste piove?” Tanto che la telefonata si è protratta per 3 minuti - spiega l'ex direttore -. Dopo 7 minuti, poiché i soccorsi non arrivavano, è stato richiamato il 112. Secondo la persona che ha chiamato ci sarebbero voluti ulteriori 10 minuti per l’arrivo del mezzo di soccorso, ma questo tempo non pare oggettivamente verificabile, non essendo registrato, come invece i tempi rilevati sul telefono cellulare. Risulta che certamente l’autoambulanza, una volta allertata, abbia raggiunto il posto in 3 minuti e che nonostante i tentativi di rianimazione cardiopolmonare il cuore non si è ripreso, quindi si è constatato il decesso».
 
CONSIDERAZIONI - «La richiesta di soccorso sembra essere rimasta inevasa dalla Centrale di Palmanova per almeno 10 minuti, quindi che l’autoambulanza sia giunta in 3 o in 10 minuti, diventa ininfluente, in quanto nelle situazioni di arresto cardiaco per poter avere una buona prognosi bisogna agire nei primi minuti, e comunque passati i 10 minuti è scontato l’esito infausto - sottolinea Zalukar -. Da precisare che ogni minuto che passa dopo che il cuore si è fermato significa il 10% di probabilità in meno di essere salvato. Il problema va dunque ricercato nella “organizzazione” del modello NUE 112 e Centrale 118 centralizzata a Palmanova, perché da quando è attivo sono pervenute molteplici segnalazioni della lunghezza dei tempi telefonici, nonché sul numero e tipologia, definita a dir poco improbabile, delle domande poste dagli operatori. Come in questo caso, in cui la durata della telefonata è stata di 3 minuti, un tempo enorme in una situazione di arresto, ma poi ci sono voluti ulteriori 10 minuti per allertare l’autoambulanza del 118 di Trieste, la cui tempestività d’intervento era ormai inutile«.
 
«Avendo guidato la Centrale Operativa di 118 di Trieste per 15 anni, ho diretta esperienza di come questi casi venivano gestiti prima di Palmanova:

C (chiamante): “Pronto, c’è una persona che ha appena perso conoscenza..”
O (Operatore 118): “E’ in strada o in casa?”
C: “In strada.”
O: “Dove si trova, in che via?”
C: “Piazza Vittorio Veneto.”
O: “Riesce a vedere se respira?”
C: “Mi pare di no.”
A questo punto l’operatore sempre mantenendo il chiamante in linea si rivolge al collega del posto operatore gestione mezzi: manda in rosso piazza Vittorio Veneto.
O: “Da che lato di Piazza Vittorio Veneto?”
C: “Via Galatti.”
O: “Mi dà il numero di telefono da cui sta chiamando?”
C fornisce il numero
O: “Può dirmi se è ancora incosciente e se respira o no?”
C: “E’ sempre privo di coscienza, è immobile.”
O: “Stiamo arrivando, massimo 3 minuti.”

Quindi l’operatore fornisce gli ulteriori dati via radio all’autoambulanza già partita. Questa telefonata si completa in meno di 1 minuto - spiega l'ex direttore del Pronto soccorso di Cattinara -: a Trieste in centro città l’autoambulanza arriva di solito in 3, massimo 4 minuti. In questo caso con la gestione della Centrale operativa 118 di Trieste i soccorsi sarebbero verosimilmente arrivati dopo circa 4 minuti dall’allarme, il che significa il 60% di chance di sopravvivenza».

«Esemplificativo quanto accaduto poco più di 2 mesi fa, prima dell’attivazione del 112, al Caffè degli Specchi in Piazza Unità: una giovane madre con il bimbo in braccio si accasciò a terra in arresto cardiaco; allora i mezzi del 118 arrivarono in meno di 3 minuti e dopo la rianimazione il cuore tornò a battere. Questo solo 2 mesi fa, ma per il soccorso a Trieste un’altra epoca - conclude sarcastico Zalukar -, ormai tramontata con l’avvento del 112 a Palmanova».

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