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Pensioni, SOS dei sindacati: «Errori, discriminazioni e ingiustizie a danno dei pensionati»

Una sottrazione di minimo 2mila euro e oltre 3mila euro sugli arretrati. 40 ai 70 euro mensili in meno per la mancata rivalutazione. Effetti del decreto del Governo attraverso le stime dei sindacati che questa mattina hanno incontrato a Trieste il Prefetto e commissario di Governo per il Fvg Francesca Adelaide Garufi

Una penalizzazione che va da un minimo di 2mila fino a oltre 3mila euro sugli arretrati, cui si aggiunge un danno permanente dai 40 ai 70 euro mensili di mancata rivalutazione a partire dal 1° gennaio del prossimo anno. Questi gli effetti del decreto del Governo sui pensionati colpiti dal blocco della perequazione sulle pensioni nel biennio 2012-2013, il cui numero di aggira in Fvg da un minimo di 100mila fino a 120mila: queste le stime dei sindacati di categoria Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, che questa mattina hanno incontrato a Trieste il Prefetto e commissario di Governo per il Fvg Francesca Adelaide Garufi.

«Il Governo Renzi ha deciso di dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale senza alcun confronto col sindacato, con un decreto legge che restituisce solo una parte di quanto dovuto e solo a una parte dei pensionati con pensioni di importo sopra 3 volte il minimo». Questa la denuncia dei segretari regionali Ezio Medeot (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil), che sottolineano gli effetti permanenti del blocco sui redditi dei pensionati, con penalizzazioni pesanti anche su assegni il cui importo netto va dai 1.200 ai 1.600 euro mensili, e chiedono al Prefetto di farsi portavoce delle loro istanze nei confronti del Governo.

«Ancora una volta – proseguono i segretari – si generano errori, discriminazioni e ingiustizie a danno dei pensionati, additati addirittura come privilegiati che rubano il futuro ai giovani, quando invece contribuiscono a sopperire, con le loro modeste pensioni, alla mancanza di reddito dei loro figli e dei loro nipoti e alle lacune di un welfare messo a dura prova dalla crisi». L’introduzione di un sistema di rivalutazione più equo, non solo nell’applicazione della perequazione ma anche nel calcolo dell’inflazione reale. La revisione complessiva della riforma Fornero, con particolare riferimento al dramma degli esodati e all’aumento dell’età pensionabile, che ha pesantemente aggravato gli effetti della crisi sull’occupazione giovanile.

La riduzione della pressione fiscale sui redditi da pensione, attualmente la più alta d’Europa, e l’estensione del bonus di 80 euro ai pensionati. Queste le rivendicazioni al centro di una mobilitazione che punta all’apertura di un tavolo di confronto col Governo nazionale: «Non soltanto sulla perequazione, che è solo un aspetto del problema, ma su tutte le questioni aperte – concludono Medeot, Pizzolitto e Gruarin –, non ultima la la necessità improrogabile di una legge nazionale sulla non autosufficienza che va prontamente approvata e adeguatamente finanziata».

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