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Venerdì, 26 Aprile 2024
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PSI Trieste, Coop Operaie: «Azienda solo in crisi di liquidità, dietro al crack regia nazionale?»

Lo rileva in una nota Gianfranco Orel, segretario cittadino del Partito Socialista Italiano: «Al disastro vissuto dai triestini non sono stati estranei ben conosciuti "corvi locali" e la conseguente campagna disfattista di cui si è nutrita la stampa e la rete per nove mesi»

«Hanno voluto affossare una delle aziende più importanti e più vecchie di Trieste, quella cooperativa, come descrive Lino Carpinteri, sorta nel 1903 sotto l'egida del partito socialista guidato da Valentino Pittoni. Ma non basta a spiegare l'evento con un irresponsabile e maldestro management; troppo semplice e liberatorio..!»

Lo rileva in una nota Gianfranco Orel, segretario cittadino del Partito Socialista Italiano.

«A sentire - continua la nota -  i friulani del mondo della cooperazione, che parallelamente hanno vissuto con le cooperative carniche una ben più seria situazione economico finanziaria, le Cooperative di Trieste erano solamente in crisi di liquidità, ma con un ampio patrimonio a garanzia dei creditori..  Al disastro vissuto dai triestini (innumerevoli puntate come le appassionate telenovele sudamericane) non sono stati estranei ben conosciuti "corvi locali" e la conseguente campagna disfattista di cui si è nutrita la stampa e la rete per nove mesi

«Era scontato - spiega Orel -  infatti che, quando è stata diffusa la voce di un possibile "default", i soci si affrettassero a ritirare i soldi depositati. Ciò non solo ha peggiorato gravemente la situazione finanziaria dell'azienda, ma anche, conseguentemente, ne ha svalutato i beni strumentali e gli immobili! C'è stata una regia regionale o nazionale per  conquistare le Cooperative di Trieste, deprezzandole? Finora nessuno ne ha le prove. Ma che i friulani avessero ragione restano le cifre: finora, con il concordato preventivo sono stati soddisfatti più dell'81% dei crediti e ancora rimangono da vendere diversi immobili di pregio, tra i quali la sede di via Caboto, l'ingros di via Macelli e il supermercato di Fiume..!» Gianfranco Orel-3

«A memoria - sottolinea il segretario del PSI - , non risultano in fattispecie esiti più soddisfacenti per i creditori, che normalmente vengono soddisfatti con ben più basse percentuali, il che è tutto dire. Del resto il commissario giudiziale tutto può fare, meno che moltiplicare i pesci..  Ma molti dubbi ancora rimangono e non secondari: come mai tra sindacati e Coop Nord Est sono state discusse le  clausole di inserimento dei lavoratori due settimane prima dell'asta? Di più: come mai i dipendenti sapevano con largo anticipo quali sarebbero stati i loro nuovi datori di lavoro e cioè Coop nord est, Conad e Despar? Il tutto lascia intendere che le acquisizioni dei negozi coop non siano scaturite da una gara, ma da accordi presi a tavolino: "uno ti, uno mi e le scartele ai peones"..e mi si perdoni il sarcasmo. Un vero e proprio cartello cioè, con organi di controllo, consiglio comunale e regione dormienti».

«Nonostante tutto - prosegue Orel - , il film avrebbe un lieto fine: tutto quello che si risparmia Trieste potrebbe essere dirottato su Udine per rendere meno amaro il disastro carnico. Tutto resterebbe quindi nella famiglia della grande cooperazione.  A Trieste rimane la storia: "c'era una volta le Coop", con più di cento famiglie sulla strada e una grande azienda in  meno, per non parlare dell'indotto. In tutta questa commedia, di cui era già scritto il canovaccio e le relative utilità, rimane tuttavia un busillis: oltre i colpevoli manager, "i corvi locali", le cooperative rosse e la magistratura, che parte ha avuto l'alta politica regionale e nazionale? E' credibile che non si sapesse del misfatto che si stava compiendo ai danni di Trieste?»

«Una cosa è certa - conclude la nota - : le Cooperative di Trieste, Istria e Dalmazia, sorte con i socialisti, sono morte dopo 112 anni in "regime democratico", anche qua tutto in famiglia.., ricordiamocelo!»

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