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Striscione Regeni: M5S sfida Fedriga, Porro (FdI) lo difende

I pentastellati appendono un altro striscione alla finestra dei loro uffici in Consiglio regionale. Il consigliere Porro: "Se uno striscione dev'essere esposto deve ricordare anche Ilaria Alpi, i nove italiani massacrati a Dacca e molti altri"

Il governatore Fedriga rimuove lo striscione "Verità per Giulio Regeni" dal palazzo della Regione e dichiara che "non sarà mai più esposto in nessuna sede della Regione FVG", ma poco dopo il M5S lancia il guanto di sfida esponendo un altro striscione alla finestra del terzo piano del palazzo del Consiglio (quella dei loro uffici politici). Un gesto di aperta provocazione in linea con le opposizioni, in particolare il segretario del PD regionale Cristiano Shaurli dichiara che "le sedi del FVG non sono di Fedriga ma sono sedi istituzionali, sono le sedi di tutti, non di una maggioranza o di chi governa". Nel frattempo il caso è approdato sui principali giornali nazionali, a riaccendere un dibattito di fatto mai sopito. 

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Sostegno e complimenti al governatore arrivano invece dalla sua maggioranza. Il consigliere regionale leghista Diego Bernardis sostiene che "gli striscioni non accelerano la verità", precisando che "ancora una volta una sparuta minoranza di sinistra non
ha perso occasione per manifestare intenti antidemocratici, violenti e intimidatori".

Anche il consigliere comunale Salvatore Porro di Fratelli d'Italia sostiene il presidente del FVG: "Complimenti a lui per aver sostituito lo striscione “Verità per Regeni” con i vessilli degli europei di calcio Under 21". Secondo Porro "Se uno striscione dev'essere esposto su tutte la facciate dei comuni d'Italia deve riportate la seguente scritta: 'Verità per tutti'. Per Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin, assassinati a colpi di kalashnikov il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, per Fausto Piano, 60 anni di Capoterra (Cagliari) e il 47enne siracusano Salvatore Failla due dei quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia nel luglio del 2015, uccisi durante una sparatoria nella regione di Sabrata Libia".

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Il pensiero di Porro va poi "ai nove italiani massacrati in un attacco terroristico a Dacca, in Bangladesh, (6 luglio 2016) da un commando di fanatici islamici. I nostri nove connazionali hanno subito torture più crudeli dell'uccisione di Regeni; le autopsie effettuate al Policlinico Gemelli di Roma, hanno rilevato che non vi è stato alcun colpo di grazia, ma che ognuna delle vittime è stata seviziata e mutilata in più parti del corpo con machete e altre armi da taglio. Se giustamente i genitori di Giulio Regeni, a gran voce e con l’aiuto dei media, delle massime autorità nazionali, regionali e locali hanno portato all’attenzione dell’Italia intera il proprio dramma, facendoci giungere alla quasi rottura dei rapporti diplomatici con l’ Egitto per conoscere la verità sul barbaro assassinio del loro figlio, non è comprensibile come lo stesso sostegno non sia stato recato ai familiari delle vittime di cui sopra".

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