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Sindacato di Polizia Sap su Film "Diaz" e " a.C.A.B.": " A chi Serve e a che cosa Serve ? Bisogna Girare Pagina ! "

Riceviamo da Lorenzo Tamaro segretario provinciale del  Sindacato Autonomo di Polizia S.A.P. e pubblichiamo:Questo mi sono chiesto dopo le uscite dei due films italiani "A.C.A.B. All cops Are Bastards" e "Diaz, Don’t Clean Up This Blood" che...

Riceviamo da Lorenzo Tamaro segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia S.A.P. e pubblichiamo:

Questo mi sono chiesto dopo le uscite dei due films italiani "A.C.A.B. All cops Are Bastards" e "Diaz, Don't Clean Up This Blood" che raccontano alcune tristi pagine della nostra storia recente e che hanno fra i protagonisti i difensori della legge.
Non voglio discutere sull'aspetto artistico, ma mi domando a chi possano servire e quale messaggio che i registi vogliano trasmettere.
Il cinema come la televisione ha un grandissimo potere, quello della comunicazione e, di conseguenza, la grande responsabilità di essere costruttivi ed educativi, e mi riferisco sempre al buon cinema e alla buona televisione e non al mero affare di botteghino.
Tutti le conoscono le vicende di Genova, gli errori e le responsabilità testimoniate da atti giudiziari anche contro gli appartenenti delle Forze dell'Ordine, che, quando sbagliano, rispondono prima alla magistratura, come tutti normali cittadini, e poi disciplinarmente alla propria Amministrazione.

A Genova ed in altri tristi e famosi episodi, c'è chi ha sbagliato e per evitare che questo si ripeta molto è stato fatto: per esempio la Polizia di Stato ha realizzato a Nettuno la Scuola di alta formazione per l'ordine pubblico frequentata da agenti e funzionari.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, uno su tutti l'impeccabile comportamento del collega Carabiniere insultato dal manifestante No Tav che lo definiva una "pecorella".

Sinceramente non percepisco quale messaggio costruttivo questo tipo di film voglia dare né a quale tipo di pubblico voglia rivolgersi.

Al di là degli sbagli, non bisogna dimenticare che, in uno Stato democratico, manifestare in maniera civile è un diritto: dove "civile" non può e non deve significare fronteggiare i tutori dell'ordine con il volto travisato da passamontagna o coperti da caschi, attaccandoli con bombe molotov, biglie di ferro, sanpietrini, estintori, ecc.
Giustificare simili atti lo ritengo criminale.

Credo invece che in particolare ai giovani serva dare dei messaggi positivi soprattutto in questo momento delicato di una crisi economica che crea inevitabili tensioni sociali e rende concreto il pericolo di situazioni già viste in passato, anche al limite dell' eversione.

Per chiudere da ex appartenente del Reparto Mobile di Milano (ex celere) mi piacerebbe in futuro che, al posto di limitare il racconto alle storie di poliziotti alcolizzati, fanatici estremisti e violenti "gladiatori" esaltati, si ponessero in evidenza anche le storie della stragrande maggioranza di poliziotti che ho conosciuto.

Mi riferisco alle madri e ai padri di famiglia, che, malgrado un "discutibile" trattamento economico, continuano a credere in quello che fanno per il bene della collettività e delle generazioni future.

Mi riferisco alle donne e agli uomini che, dopo giornate di "guerra civile" come quelle di Genova o Roma, in mezzo alle barricate, alle bombe carta ed ai lacrimogeni riescono a portare a casa la pelle e riabbracciare la propria famiglia.

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