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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Specialità regionale, Serracchiani: «Esercitarla con responsabilità»

Per la presidente Serracchiani «specialità non è privilegio, ma la capacità di gestire in autonomia partite importanti come il servizio sanitario e il trasporto pubblico, di coordinare gli enti locali»

Il confronto su un tema di particolare attualità nel momento in cui il Parlamento sta ragionando sulla riforma della seconda parte della Costituzione, si è sviluppato nel quadro delle iniziative promosse in questi giorni in Friuli Venezia Giulia dalla Federazione Associazioni Sarde in Italia (Fasi) come momenti celebrativi della Festa ufficiale del Popolo Sardo "Sa Die de sa Sardigna", a 100 anni dal sacrificio degli eroici fanti della Brigata "Sassari" sul fronte dell'Isonzo nella Grande Guerra.

Una responsabilità che il Friuli Venezia Giulia ha dimostrato «mettendo in campo in due anni - ha ricordato la presidente - riforme complicate». Perché «la specialità non può essere interpretata in modo statico», con lo sguardo ricolto al 1963, l'anno dello Statuto, ma «deve essere attuata in modo dinamico, adattandola di volta in volta ai nuovi bisogni» .

Tra le riforme attuate, oltre a quella della sanità, della cultura, delle attività produttive, la presidente Serracchiani ha fatto riferimento in particolare a quella degli enti locali. «I piccoli Comuni da soli non ce la possono fare, di fronte al calo delle risorse, di fronte alla difficoltà di avere risorse umane adeguate alla sfida dei tempi, sono chiamati a mettere insieme funzioni e competenze, senza perdere il radicamento territoriale. Lo sforzo che stiamo facendo è di avere una Regione che pensa, pianifica, programma, indica le linee di indirizzo; e sotto, una gamba forte dei Comuni, che si aggrega, mette insieme funzioni, servizi, competenze».

In sostanza, se «ogni cambiamento è prima di tutto una sfida culturale, grazie ai cambiamenti la specialità e l'autonomia
rimangono attuali».

Tuttavia per Serracchiani nel confronto sulla riforma della Costituzione occorre che emergano "due necessità". Da un lato che
«l'Europa faccia l'integrazione fiscale, l'armonizzazione dei bilanci, detti regole comuni che non possono essere limitate a una moneta, che unica è solo per alcuni dei 28 Paesi». Dall'altro «che ci siano le condizioni per sostituire gli amministratori che non fanno bene il loro mestiere, non possiamo permetterci di avere Regioni a più velocità».

In precedenza il presidente Pigliaru si era detto convinto che «il centralismo non è necessariamente più efficiente di un buon
regionalismo», ma piuttosto è utile avere sui diversi temi «sperimentazioni eterogenee che permettono di disporre di un
"catalogo di soluzioni" per poter adottare la migliore, mentre lo Stato deve facilitare la diffusione di buone pratiche».

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