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Testamento biologico, Pustetto: «Incostituzionalità indica spaccatura ideologica della società italiana»

Il commento del consigliere regionale Stefano Pustetto, primo firmatario della legge istitutiva del registro regionale per le Dat e recante disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti

«La dichiarazione di incostituzionalità dell'intero impianto della normativa sulle libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) approvata nel 2015 dal Consiglio regionale non è altro che il riflesso della profonda spaccatura ideologica che attraversa la società italiana». Questo il commento del consigliere regionale Stefano Pustetto (Misto), primo firmatario della legge istitutiva del registro regionale per le Dat e recante disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti, che aggiunge: «Le sentenze vanno rispettate anche quando non giungono alle conclusioni che vorremmo, pertanto da questa sentenza siamo obbligati a ripartire perché il tema da affrontare rimane sospeso e resta pesante come un macigno da ormai troppo tempo».

«La società chiede a gran voce una risposta seria da parte delle istituzioni alle problematiche sottese al cosiddetto fine vita. La nostra legge aveva l'ambizione di poter dare un segnale forte e stabile se non altro sul versante amministrativo. A oggi - spiega Pustetto - chiunque voglia depositare la propria Dat possiede poche e disomogenee tutele: ricorrere a un notaio di fiducia, a uno di quei 40 Comuni regionali che hanno istituito il servizio, ovvero alla custodia presso un proprio congiunto o fiduciario». «La Corte costituzionale ha tuttavia sancito - osserva ancora Pustetto - che perfino il banale atto amministrativo di deposito, consultazione e conservazione dei dati è incostituzionale. Logica suggerirebbe, invece, che la conservazione delle Dat presso la propria Azienda sanitaria, ovvero nella tessera sanitaria, rappresentasse una garanzia aggiuntiva per il rispetto delle norme sulla privacy e per il pronto accesso per gli aventi diritto». «La sentenza della Consulta - conclude il consigliere regionale - mi lascia con l'amaro in bocca perché ancora una volta si è voluto rendere più difficile e incerta l'esigibilità di diritti sanciti dalla Costituzione come la scelta, libera e consapevole, sull'accettazione o il rifiuto di determinati trattamenti sanitari. Non possiamo lamentarci della pessima opinione che gli italiani hanno dei politici quando, da almeno due decenni, nessun Governo o Parlamento ha voluto fare chiarezza sul tema, lasciando drammaticamente soli tutti quei cittadini che si trovano ad affrontare sulla loro pelle questi problemi».

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