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Trasferimento Sasha Colautti, Spi Cgil:  «Atto gravissimo contro tutti i lavoratori»

«Facciamo un appello alle Istituzioni, quali Presidente della Regione, Prefetto e Sindaci della Provincia, affinchè intervengano con determinazione per il ripristino delle condizioni previste dalla Legge nel rispetto delle libertà di associazione e rappresentanza sindacale dei lavoratori»

«La Segreteria dello SPI CGIL di Trieste consultata la propria struttura, esprime profonda indignazione per la decisione assunta dalla dirigenza di Wartsila Italia, che ha colpito il rappresentante dei lavoratori Sasha Colautti al rientro sul lavoro dal periodo di distacco sindacale. Mai , nei 46 anni di storia dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, il gruppo dirigente aziendale si era spinto fino a questo punto contro il riconoscimento dei più elementari e importanti diritti di rappresentanza e delle libertà di associazione sindacale, previsti dalla Costituzione repubblicana».

«Un atto gravissimo contro tutti i lavoratori perchè perpetrato dall'Azienda più importante del territorio, che viola il diritto di esercitare liberamente il ruolo di rappresentante sindacale. Un atto infimo che lede la storia delle lavoratrici, dei lavoratori e dei dirigenti che hanno costruito, con sacrifico e impegno, gli eventi della fabbrica di motori più grande d'Europa; a partire da quei compagni della Fabbrica Macchine Sant Andrea, caduti per la libertà e la democrazia nella lotta di liberazione dal Nazifascismo, per giungere a quei lavoratori che con il loro lavoro hanno permesso negli ultimi 18 anni alla Wartsila Italia di fare concreti e significativi profitti, compreso il lavoratore deceduto pochi giorni fa alla famiglia del quale va il nostro più sentito cordoglio».

«Un atto ostile privo di rispetto dei cittadini e delle istituzioni del territorio in cui la Wartsila Italia insiste, i quali hanno contribuito negli anni con contributi pubblici a realizzare le infrastrutture e le condizioni necessarie allo sviluppo del proprio business. Per queste ragioni chiediamo fermamente all'Azienda di ritirare il provvedimento».

«Infine facciamo un ultimo appello alle Istituzioni, quali Presidente della Regione, Prefetto e Sindaci della Provincia, affinchè intervengano con determinazione per il ripristino delle condizioni previste dalla Legge nel rispetto delle libertà di associazione e rappresentanza sindacale dei lavoratori».

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