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Qualità della vita, Trieste Cambia: «Crollo dovuto al cambio di indicatori presi in esame»

Per salire nella classifica bisogna continuare ad avere coraggio nel cambiamento strutturale. Quello che serve è: più attrattive per il lavoro, più investimenti coraggiosi per richiamare persone da fuori, apertura ad una immigrazione produttiva! 

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

A parte il clima meteorologico in epoca di climate-change (sul quale neanche il “governo ladro” può qualcosa), Trieste è scesa nella classifica del Sole 24 Ore anche perché, dal 2014, sono cambiati gli indicatori. Un esempio? E’ stato introdotto un “indice di vecchiezza” che penalizza i punteggi delle città con percentuali molto elevate di anziani, perché evidentemente città che non hanno sangue giovane - a differenza di quanto si potrebbe pensare - tendono a creare ambienti meno vivibili. Un altro esempio: pochi imprenditori giovani (e ricordiamo che in Italia molta nuova imprenditoria giovane è straniera!) deprimono il punteggio dell’indice. 

E allora? Dobbiamo contestare a tutti i costi la classifica e affermare che non è veritiera? Crediamo di no! Anzi, dovremmo essere contenti che i nuovi criteri mettano ancora più in luce la necessità di andare avanti sulla strada del coraggio e dell’apertura della città verso energie nuove, e di rifiutare la logica politica del guardare solo alle “piccole cose” che tanto piacciono in questa città!

Non è forse che la classifica ci avverte semplicemente che stiamo cominciando a pagare i danni di politiche conservatrici e bloccanti che, egoisticamente, hanno puntato principalmente a prendere i voti di pensionati (o anche più giovani) preoccupati di poter andare a fare il bagno a Barcola con il cane ma poco sensibili o addirittura impauriti verso il vero cambiamento?  

Per salire nella classifica, invece,  bisogna continuare ad avere coraggio nel cambiamento strutturale. Quello che serve è: più attrattive per il lavoro, più investimenti coraggiosi per richiamare persone da fuori, apertura ad una immigrazione produttiva! 

L’amministrazione Cosolini, in un solo mandato, e in un momento difficilissimo per le finanze pubbliche (e più in generale per l’intero paese) non ha certo potuto invertire la tendenza. Quello che conta però è che i cittadini capiscano che, per non precipitare ancora di più nelle classifiche come quelle de Il Sole 24 Ore, sarà sempre più importante mettere in cima all'agenda delle priorità  parole d'ordine quali: aprire le porte al nuovo, rinforzare la concorrenza, dare spazio e ruolo ai giovani, far entrare capitali esterni (es. Porto Vecchio),  appoggiare gli investimenti produttivi! 

Parole di questo tenore mi sembra non siano mai appartenute - e non appartengono tuttora - alla cultura del nostro centro-destra locale (e forse anche ad alcune aree dell'altra parte): prima che si cominci a strumentalizzare l’indicatore, sarà dunque più utile un esame di coscienza e di coerenza da parte di tutti.

Vittorio Torbianelli

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