Insegnare il dialetto triestino a scuola? La suggestiva idea di un lettore
Non molto tempo fa ho avuto il piacere di leggere uno scritto a riguardo del nostro meraviglioso dialetto da parte di Edda Vidiz. Essendo un amante della mia città e di conseguenza del nostro dialetto e fregiandomi anche di essere suo amico volevo solamente aggiungere e confermare alcune sue note esposte nel suo sempre pregevole articolo. Che la Vidiz sia un vulcano di idee lo si può appurare facilmente dai suoi innumerevoli libri che, pur parlando di un argomento e me caro, e cioè la storia della mia città, spazia appunto dalla narrazione storica a quella dell'arte culinaria nostrana per poi toccare fatti e avvenimenti curiosi e comici che molto spesso vengono abilmente illustrati da quel stupendo fumettista che è Marco Englaro.(tutti lo ricorderanno per le sue vignette e i suoi disegni con soggetti i famosi pinguini).
Ma se ciò non bastasse, Edda con appunto la collaborazione sia di Andrea Binetti che del maestro Lupi, ha ben pensato di mettere in scena anche due musical che sono stati apprezzati da tutti dai titoli “Maximilian il principe di Miramar” che, essendo storico ripercorre la travagliata vita dell'arciduca Ferdinando Massimiliano d'Asburgo e “Che bel che xe l'amor”, più leggero ma non meno impegnativo sui usi e costumi della nostra città e che spero vengano entrambi riproposti dal vivo non appena lo si potrà fare.
Vorrei prima di concludere però aggiungere una cosa che ritengo importante ed è quella del citare anche tantissimi attori e cantanti che hanno e stanno portando sempre più in scena spettacoli dove fa da attore principale il nostro idioma locale e qui come potrei esimermi dal non citare quella che ritengo la nostra regina del teatro dialettale e cioè Ariella Reggio per poi proseguire con Marzia Postogna, Alessio Colautti, Julian Sgherla, Stefania Seculin i fratelli Zannier, Flavio Furian e Maxino, per poi passare anche a Davide Calabrese che oltre che appartenere ai mitici Oblivion è anche regista di molti spettacoli dialettali (questi sono parte di quelli che ormai conosco personalmente da anni).
Inoltre vorrei scusarmi con i tanti e tanti altri personaggi dello spettacolo che non ho potuto citare ma che voglio, nel mio piccolo, ringraziare a nome mio e di Trieste perchè tutti quanti con il loro lavoro stanno facendo conoscere la nostra città e il nostro dialetto, e la mia speranza è che i giovani lo continuino a parlarlo e anche a scriverlo perché la lingua italiana la si insegna nelle scuole mentre per il nostro dialetto questo purtroppo ancora non avviene, anche se dovrebbe essere un bagaglio che un cittadino locale dovrebbe portare sempre con sé durante tutta la sua vita, così da tramandarlo alle future generazioni.