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Martedì, 16 Aprile 2024
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La battaglia ecosostenibile di LAV: anche Prada dice addio alle pelle di canguro

La sempre più forte sensibilizzazione nei confronti dell'ambiente ha fatto sì che il termine ecosostenibilità venga ritenuto sempre più importante nel mondo della moda: a darne esempio è anche il brand milanese Prada

Da qualche mese l'obiettivo del brand milanese Prada è quello di diventare sempre più ecosostenibile. Perché sì, la parola ecosostenibilità ha ormai una valenza molto importante nel mondo in cui viviamo: il rinnovamento delle risorse è al centro del discorso ecosostenibile, ed è visto come capacità intrinseca del mondo di trasformarsi in maniera ciclica, capacità che va difesa per non modificare i delicati equilibri terrestri. È eco-sostenibile ciò che porta ad agire in modo che il consumo di risorse sia tale che la generazione successiva riceva la stessa quantità di risorse che noi abbiamo ricevuto dalla generazione precedente.

Ecosostenibilità nella moda

La sensibilizzazione nei confronti dell'ambiente fa sì che l'ecosostenibilità faccia la sua comparsa anche nella moda, da pochi anni a questa parte, con la moda ecosolidale; favorendo basso impatto ambientale sia nella creazione dei materiali sia nella produzione e commercializzazione dei capi. Prada, infatti, ha deciso di dare un segnale chiaro nel percorso della sostenibilità evitando la produzione di accessori in pelle di canguro.

La battaglia all'ecosostenibilità

Ad iniziare questa battaglia è stata la LAV (Lega Antivivisezione Italiana - un'associazione animalista italiana fondata nel 1977 e riconosciuta dallo Stato Italiano come associazione di tutela ambientale, ente morale e organizzazione non lucrativa di utilità sociale.) nel 2019, che con un documento legale ha reso pubblici i nomi delle aziende che utilizzano, per la confezione dei loro prodotti, la pelle di canguro.

Come si legge sul report dedicato dell'associazione, in linea generale l’Italia, purtroppo, è il principale paese europeo importatore di pelli di canguro. Il mercato della carne non è si è ancora radicato nel nostro paese, ma è comunque possibile trovare carne di canguro cucinata in alcuni ristoranti o pub. Il principale impiego della pelle di canguro è in ambito sportivo (calzature da calcio e tute motociclistiche), ma anche nell’abbigliamento in fasce medio-alte o alte del mercato. Diverse aziende italiane stanno facendo uso della pelle di canguro, ma c’è chi ha anche già pubblicamente rinunciato a questa filiera.

Insomma, una vera mattanza: tra il 2012 al 2016, infatti, il triste record di importazione  è stato registrato sul nostro territorio con oltre 2 milioni di pelli grezze utilizzate per produrre accessori sportivi, scarpe e accessori di lusso. Dal 2000 al 2018 sono stati uccisi oltre 44 milioni di canguri (con una media annua di 2.324.711 animali). Ma questi dati ufficiali non tengono conto degli animali adulti morti a seguito di ferite da sparo e degli animali giovani e dipendenti morti in conseguenza delle uccisioni delle madri. Si stima che, ogni anno, tra 133.000 e 280.000 cuccioli “at-foot” (deambulanti) e tra 372.000 e 783.000 cuccioli “pouch” (ancora nel marsupio) sono le “vittime collaterali” della caccia commerciale.

Tutto ciò viene chiamato “harvest” (prelievo) e la propongono come “sostenibile”, ma si tratta di un vero e proprio massacro e che interessa non animali malati o deboli, ma soggetti sani e forti con un effetto devastante anche sulle strutture sociali di queste popolazioni. Per leggere il report completo clicca qui.

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