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Il Tocai che diventa Friulano: la storia del vino più amato in Friuli Venezia Giulia

Fruttato, fresco e con un buonissimo retrogusto di mandorla, il Friulano è uno dei vini bianchi più conosciuti e apprezzati in Friuli Venezia Giulia, ma conosciamo la sua storia?

Sapevate che in Friuli Venezia Giulia si producono buonissimi vini banchi? Ebbene sì, la nostra regione può contare su quattro DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita): Ramandolo, Colli Orientali del Friuli Picolit, Lison e Rosazzo; e su ben dieci DOC: Carso, Friuli Colli Orientali, Collio, Friuli Annia, Friuli Aquileia, Friuli Grave, Friuli Isonzo, Friuli Latisana, Lison Pramaggiore e Prosecco. Come scrive Mariachiara Manopulo su igolosiitinerari.it, esiste anche una Indicazione Geografica Tipica attribuita a tutta la regione: IGT Venezia Giulia.

Nel dettaglio, però, oggi vogliamo soffermare la nostra attenzione su un vino davvero buono e particolare: non solo per il suo gusto, ma anche per la sua travagliata storia. Negli anni infatti ha cambiato diversi nomi: stiamo parlando del Friulano, uno dei vini più conosciuti in regione.

Conoscete la sua storia? Il Friulano un tempo si chiamava Tocai, e il nome, similissimo al “Tokaji” prodotto in Ungheria, ha comportato qualche piccolo problema a livello burocratico. Infatti, dopo una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 2003, dal 2007 il Tocai del nostro nord-est è diventato magicamente Friulano.

La vicenda giudiziaria

Come ci spiega Mariachiara, nel 1956 c’era già stata una causa tra la società ungherese Monimpex e i Baroni Economo di Aquileia, persa dai magiari per ben due volte. La Corte Europea del Lussemburgo, il 12 maggio 2005, ha però poi confermato il divieto, già stabilito in un accordo stipulato tra l’allora CEE e l’Ungheria nel 1993, di utilizzare, dopo il 31 marzo 2007, la denominazione “Tocai” per taluni vini italiani.

La Regione Friuli Venezia-Giulia e l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale avevano presentato ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’annullamento della normativa nazionale di attuazione del divieto previsto dall’accordo. Il Tar, in via pregiudiziale, si è rivolto ai giudici del Lussemburgo, che hanno respinto il ricorso, ricordando che le denominazioni Tocai friulano e Tocai italico non costituivano indicazioni geografiche, bensì il nome di una varietà di vite riconosciuta in Italia. In caso di omonimia tra una indicazione geografica e una denominazione che riprende il nome di un vitigno, in virtù delle norme sulla proprietà intellettuale della WTO (World Trade Organization), prevale la prima.

Nel 2006, dunque, i produttori friulani chiesero di chiamare il vino Friulano, per sottolineare il forte legame con il territorio. Con una legge regionale, due anni dopo, si provò a mantenere la denominazione Tocai per i produttori friulani, ma dopo poco la norma fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, il 14 novembre 2008.

Tocai e Tokaji: si somigliano davvero?

Il Tocai friulano è un vino secco, derivante da un vitigno autoctono, il Tokaji ungherese è invece un vino liquoroso e molto dolce, anche se ne esiste una versione secca o abboccata. Quest'ultimo deriva dall’assemblaggio di uve Furmint, Hàrzevelu e Muscat lunelu. Oltretutto, pare che le origini del Tocai siano francesi, mentre il Tokaji ungherese si chiama così proprio per la zona in cui viene coltivato. Il Friulano è un vitigno dalle origini molto antiche ed è autoctono della regione FVG. Fruttato e fresco, una delle sue caratteristiche principali è il retrogusto di mandorla.

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