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A Parola data: "intanto Lacrime"

Abbiamo spesso sentito i nostri politici di turno definire le varie manovre economiche che si preparavano ad approvare "lacrime e sangue". Diciamo la verità, l'Italia si è dimostrata spesso il Paese del bengodi e di sangue, grazie al Cielo, non ne...

Abbiamo spesso sentito i nostri politici di turno definire le varie manovre economiche che si preparavano ad approvare "lacrime e sangue".
Diciamo la verità, l'Italia si è dimostrata spesso il Paese del bengodi e di sangue, grazie al Cielo, non ne abbiamo visto versare per le politiche di bilancio governative. Questa volta c'è una novità. Le lacrime. Le lacrime della ministro del Welfare, Elsa Fornero, la cui firma sorregge il maxi provvedimento di intervento dello Stato per poterci far rientrare nel 2013 dal deficit di bilancio.
Nel momento nel quale la signora stava per indicare quanto psicologicamente costava questa misura ai vari componenti del Governo, si è messa a piangere.
E' un preludio di quanto sta per capitare a ogni cittadino della Repubblica? Lo vedremo.
Intanto, mentre scriviamo, il dannato spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi è ritornato a un livello che non vedevamo dalla scorsa primavera e la Borsa di Milano sembra galleggiare.
E' presto per dire se i nostri livelli di vita stanno per cambiare, ma su una cosa al momento vale la pena soffermarsi.
Pare che il Governo Monti voglia intervenire pesantemente sui cosiddetti costi della politica.
Sono, cioè, quelle spese viste da tutti noi come eccessive non tanto per la parte che riguarda il funzionamento della macchina pubblica - che garantisce a tutti noi il vivere civile e democratico - quanto per i privilegi dei governanti ad ogni livello istituzionale, spesso una pletora ripetitiva di porta ordini.
I costi della politica, sostiene Monti, «non sono solo quelli che i cittadini sopportano per gli apparati amministrativi».
Queste spese verranno ancora ridotte «perché non finisce qui».
Però, «il vero costo che oggi paghiamo è quello di decenni di una politica di orizzonte breve, che ha guardato solo alle prossime elezioni, facendo poca attenzione alle giovani generazioni».
Il problema centrale dell'Italia, il suo alto debito, «è colpa di chi in passato non ha dato abbastanza peso alle generazioni future: è per quella politica che oggi i giovani del nostro Paese fanno fatica a trovare lavoro, che c'è squilibrio tra Nord e Sud».
E come dargli torto?
Forse per questo avevamo tutti bisogno di un turno di sospensione dall'esercizio democratico e la conseguente guida tecnocratica di un governo di professori.
Staremo a vedere e ad asciugarci le lacrime.

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