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A Parola data: "Parola di Comandante"

Francesco Schettino. Sempre lui.Parlare dell’inaffondabile comandante di Costa Concordia è come sparare sulla Croce Rossa.Eppure lui c’è sempre. Inappuntabile, con la risposta pronta, con valigetta o pc portatile dai quali estrarre files, o per...

Francesco Schettino. Sempre lui.
Parlare dell'inaffondabile comandante di Costa Concordia è come sparare sulla Croce Rossa.
Eppure lui c'è sempre. Inappuntabile, con la risposta pronta, con valigetta o pc portatile dai quali estrarre files, o per nasconderli, e per trovare risposte sempre adeguate se non addirittura buone.

A Grosseto s'è appena aperta la prima fase delle udienze preliminari e la simpatica cittadina è tanto blindata dalle Forze dell'ordine quanto assediata da giornalisti di tutto il mondo.
E poi principi del foro di mezzo Occidente, parenti delle trenta e più vittime e passeggeri naufragati.
Un evento internazionale del quale le persone di buon senso avrebbero fatto volentieri a meno, ma per altri così tanta pubblicità e gente è un sicuro affare promozionale.
Mettiamoci il vestito della festa, quindi.

Se i tempi che si è data la patria giustizia risaltano per una certa celerità, risulta evidente che a parlare del disastro più che i magistrati saranno i tecnici.
E se in sede giudiziaria un problema è tecnico meglio che il giurista si rifugi nei principi generali dell'ordinamento giuridico, altrimenti non se ne viene fuori: ognuno è
il caso che faccia il proprio lavoro, che parli per le proprie competenze cercando in qualche modo di farsi capire dal prossimo.
Se poi non capisce peggio per lui.

Tutto questo il comandante Schettino, in plurime cause con Costa Crociere, l'ultima per essere stato licenziato - per lui evidentemente senza giusto motivo - deve averlo compreso molto bene e si è mostrato aggressivo e un tantino sfrontato dichiarando col supporto del suo legale che "bisogna indagare i comportamenti del timoniere, lui è indonesiano e di certo non ha compreso i miei ordini".

Sarebbe fin troppo facile affermare che a bordo di una nave, il comandante è responsabile anche del sonno dell'ultimo mozzo, ma fin d'ora sembra di intuire la strategia dell'inaffondabile uomo di mare: in un Paese dove il senso di responsabilità sembra sempre più mancare, lui e solo lui aveva la situazione in mano. Ha dato gli ordini in impeccabile italiano al timoniere per salvare il bastimento, ma non è stato capito.

Facciamo una previsione?

Se proprio Schettino venisse condannato per affondamento, disastro marittimo, omicidio colposo plurimo, abbandono nave e magari anche per qualche reato connesso alla tutela dell'ambiente lui ne uscirà a testa alta osannato da epigoni ed estimatori.
Un bravo ragazzo così che a testa alta affronta il primo giorno in udienza è di certo una gran persona.
E un giorno sarà proclamato cittadino benemerito dal suo comune di residenza per averne messo in luce le virtù marinare.

In un mondo di ciechi, anche un miope può essere un eroe.

Simone Momianesi

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