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A Parola data: "Recessione. Ovvio"

"Siamo in recessione". Così Corrado Passera, Ministro per lo sviluppo  economico, al Centro studi di Confindustria, ambiente a lui di certo  non ostile e smanioso di avere certezze e conferme dell'impegno dello Stato a sostegno dell'impresa.Anche...

"Siamo in recessione".
Così Corrado Passera, Ministro per lo sviluppo economico, al Centro studi di Confindustria, ambiente a lui di certo non ostile e smanioso di avere certezze e conferme dell'impegno dello Stato a sostegno dell'impresa.
Anche se - e questo vale come inciso - l'Unione europea non prevede gli aiuti di Stato all'impresa, sanzionandoli, chi si occupa direttamente di economia non può fare a meno delle certezze e della vicinanza di chi governa.

In qualche modo Confindustria è sempre al governo.
Questo governo, poi, è particolarmente autorevole in quanto a rappresentanti del mondo che conta: quando si dice il riconoscimento
tra rappresentati e rappresentanti.
E poi che dire di Mario Monti che tanto al Senato che alla Camera ha ricordato come le tasse devono essere pagate da tutti e che "questa
manovra economica non colpisce solo i soliti noti" ?



Potremmo replicare che per ogni italiano - abituato a pagare fino all'ultimo centesimo di tasse - questo Natale sarà particolarmente
sobrio.
In stile governativo insomma.
Ma per tutti gli altri?
Per tutti gli altri non si sa. Mancano i dati dell'Istat.

Natale però è il periodo degli affetti, dei ricordi e anche della
nostalgia.
Diciamo la verità: il Natale di una volta era molto più bello, ricco, forse anche barocco.
Vi ricordate di quando tutti noi eravamo un pochino più giovani?
Ogni papà aveva il secondo lavoro.
Impegnava degnamente e in maniera onesta le proprie otto ore lavorative e poi arrotondava - si diceva che "si arrangiava" - con una seconda attività sulla quale non pagava le tasse, ovvio.
Chi cambiava piastrelle, chi pitturava infissi e finestre, chi costruiva mobili o li portava in giro e chi teneva la contabilità per qualche edicola.
Eccetera: il tipico senso di immaginazione degli italiani.
In questo meccanismo, a ben vedere, non c'erano cioè solo le tasse da pagare, ma anche gli stimoli allo sviluppo dell'economia.
Forse in versione fai da te, ma funzionava benissimo.
In qualche modo proprio quello che non riesce a fare oggi il governo Monti che appioppa solo tasse da pagare (ma non a tutti), senza però
trovare occasioni di stimolo alla produzione-vendita-accelerazione della moneta (a vantaggio di tutti).
C'era il rigore (delle otto ore lavorative) e lo sviluppo (dell'arte
di arrangiarsi).
Erano quelli i tempi nei quali giravano tanti soldi: a nessuno mancava niente.
Ci si accontentava, ma ogni tanto si faceva qualche colpo di testa: una vacanza.
Ci guadagnavano tutti.
Erano i tempi della finanza facile e anche dei bilanci in rosso.
Nessuno aveva debiti, Stato escluso.
Bei tempi. Davvero. Era solo vent'anni fa.
Prima di Silvio Berlusconi, ovvio.

Simone Momianesi>>

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