A Parola data: "Ricorrenze Amarissime"
In questi giorni ricorre l'ennesimo tristissimo anniversario di un attentato di mafia, quello nel quale morirono il giudice Borsellino e gli uomini della sua scorta. Via d'Amelio, maledetta.Qualunque uomo di Stato ha usato parole di ricordo, di...
In questi giorni ricorre l'ennesimo tristissimo anniversario di un attentato di mafia, quello nel quale morirono il giudice Borsellino e gli uomini della sua scorta.
Via d'Amelio, maledetta.
Qualunque uomo di Stato ha usato parole di ricordo, di rimpianto, di condanna di quell'episodio.
Sarebbe facile farne un sunto, chiunque esprime solidarietà e cordoglio di fronte alla morte.
Da questi fatti emerge spesso quell'immagine di un'Italia appannata dal tarlo della criminalità come fossimo una vecchia trave consunta dal tempo invece di un fresco pilastro buono per reggere le insidie degli elementi e i pesi delle sue responsabilità.
L'Italia è un paese meraviglioso, ma insidiato dai troppi misteri che trovano probabilmente fondamento nelle nebbie del passato.
Si ha cioè quel senso emergente di un luogo incantato dove tutto, ma proprio tutto è possibile.
Non è da esserne sempre troppo orgogliosi, è una considerazione amara la mia.
Restano, è vero, gli importanti risultati di questo governo nei confronti della mafia e di altri fenomeni malavitosi come forse non si era mai visto in precedenza, ma il sentimento di una ragione profonda su come certi fatti di cronaca ci abbiano caratterizzati per troppi anni pesa su ognuno di noi come un luogo comune.
Molti anni fa, sembra ieri, in via d'Amelio a scortare il giudice Paolo Borsellino c'era anche un nostro concittadino Eddie Walter Cosina.
Morì a 31 anni in un esplosione il 19 luglio 1992.
Io l'ho conosciuto; non userò alcuna retorica e dirò un pensiero in punta di penna.
Era veramente un uomo di Stato, un vero poliziotto: ne aveva le fattezze, i modi di fare, la discrezione, la buona educazione, la riservatezza.
Per ragioni personali decise di prendersi un periodo per dedicarsi ad altro rispetto ai compiti che aveva svolto fino a quel momento.
Me lo ricordo quando giovanissimo si presentava al mattino presto di fronte alle scuole, occupate o meno, coglieva il clima, leggeva i volantini, faceva memoria e tesoro delle informazioni che raccoglieva.
Aveva il pieno controllo del territorio.
Si intuiva subito che era un poliziotto.
Io credo di non averlo mai visto in divisa, ma nessuno avrebbe dubitato sul suo ruolo.
Infondeva fiducia.
Gli studenti più scalmanati si calmavano di fronte a lui, era l'immagine stessa dell'Autorità.
La storia poi è nota, non la ripeterò.
Decise di fare altro come ognuno di noi dovrebbe fare nel momento in cui si giunge al maturare di determinate situazioni personali o professionali.
La sua coerenza, la sua generosità lo vollero proprio lì.
Voglio pensare solo una cosa.
Che sia morto per mano criminale in nome di un Paese meraviglioso, non per i sotterfugi di quello misterioso.
Simone Momianesi