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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A Parola data: "Sporcarsi un po' le Mani, no eh ?"

"Se il Movimento 5 Stelle farà l'accordo con i partiti per dare la fiducia al governo, io uscirò immediatamente dal movimento". L'affermazione è di Gianroberto Casaleggio con un post sul blog del Movimento 5 Stelle, organo comunicativo del partito...

"Se il Movimento 5 Stelle farà l'accordo con i partiti per dare la fiducia al governo, io uscirò immediatamente dal movimento".

L'affermazione è di Gianroberto Casaleggio con un post sul blog del Movimento 5 Stelle, organo comunicativo del partito.
A questo se n'è aggiunto uno di Beppe Grillo "esco dal movimento se qualcuno si allea con quelli che hanno rovinato l'Italia".

I due sono i padri nobili del Movimento, accomunati dalla zazzera e dal non essere presenti come eletti in alcuna Camera, cosa questa che crea più di qualche imbarazzo istituzionale sul ruolo politico che avrebbero o nel come considerare le loro esternazioni verso i propri parlamentari. Già, questo è il punto: i propri 163 parlamentari tra onorevoli e senatori oramai autoassunti al titolo di cittadini. Propri, di proprietà.

La Costituzione fissa un criterio piuttosto preciso quando afferma che il parlamentare esercita la funzione senza vincolo di mandato, che tradotto significa che pur prendendo tutte le indicazioni del caso da parte del partito di appartenenza (e magari anche da qualche lobby), poi si applica nell'assumere le proprie decisioni - ovvero i voti che dà ai vari provvedimenti normativi - in maniera assolutamente libera.

In un mondo ideale o spirituale, il parlamentare dovrebbe essere una specie di creatura imperturbabile, il trionfo della responsabilità abbinato alla coscienza.

Così non è, ne siamo tutti certi, quantomeno perché viviamo nel mondo reale, quello che in questi giorni ci parla di un Parlamento neo eletto che non riesce ad esprimere una qualche maggioranza politica seria ed affidabile al Governo prossimo venturo, quello che a buon diritto Pierluigi Bersani dovrebbe guidare.

Il fatto che il duo Grillo-Casaleggio indichi in maniera così forte la linea programmatica dà in qualche modo da pensare.

Nella stagione della "democrazia liquida", nella quale il contenuto ideologico del quale sono portatori i partiti è veramente minimo, stiamo assistendo all'esplosione del fenomeno della democrazia unidirezionale della rete: il web porta gli ordini, chi non si adegua va insultato e buttato fuori.

I parlamentari grillini si trovano nella condizione di avere un debito di riconoscenza nei confronti di chi li ha candidati: spesso si tratta di ragazzi giovani, magari lavoratori precari se non disoccupati e trovarsi di punto in bianco eletti nel tempio della politica nazionale con agi e ozi assicurati e poi come primo atto dire di no a chi gli ha dato qualcosa, diciamo la verità, non è facilissimo.

Io personalmente immagino che nel pattuglione dei grillini vi siano anche persone che hanno voglia di mettersi in gioco, di esprimere cioè compiutamente un indirizzo politico concreto e fattivo al Governo nazionale facendosi portatori del programma di partito.
Gente che ha voglia di "sporcarsi le mani" per usare un'espressione dannatamente ingiusta.

Evidentemente però in questo momento per il M5S più che governare conta fare numeri; in crescita, alti, indiscutibili.

Perché la gente adora e odora i vincenti e in giro c'è un clima inferocito per la situazione di stallo nella quale si trova il Paese.

Gente magari da ammaestrare in comizi roventi, farciti da insulti ai quali ci siamo oramai abituati. E' questo il nuovo modo per ottenere consensi, non di certo governando, attività che implica prendere delle decisioni, fare delle scelte.

E se ogni scelta è una rinuncia, un movimento politico che ha appena iniziato a muovere i suoi primi passi, incomincia fin da subito a perdere consensi.

E' una brutta situazione. Per il Paese però.

Fino a qualche anno fa tutti i partiti erano luoghi di incontro tra i cittadini dove col meccanismo della partecipazione si concorreva alla formazione della politica nazionale e locale con l'obiettivo di andare a governare un comune o l'Italia intera e di certo non ci si impegnava per voler stare all'opposizione.

Nei partiti si formavano maggioranze e minoranze, ma in qualche modo si andava avanti uniti come mazzi di ravanelli.

Poi in tempi più recenti si è visto il fenomeno delle fuoriuscite dai partiti quando con il leader di turno non si andava d'accordo e questa è già una buona spiegazione per capire una qualche passata frammentazione a sinistra e una più recente a destra: i nomi sono noti.

Ora invece proprio i fondatori di un partito (pardon, di un movimento) dicono "o fate così, o ce ne andiamo".

Sarà forse il prodotto dei tempi che cambiano e di questa improvvisa ventata di moralizzazione, ma questa presa di posizione più che etica è strategica dato che si ispira all'antico principio del "tanto peggio, tanto meglio" convinti come evidentemente sono Grillo & Casaleggio di raggiungere consensi elettorali molto più alti nel giro di pochissimi mesi se il primo atto del presidente della Repubblica che i neo parlamentari dovranno eleggere a maggio fosse lo scioglimento delle Camere.

D'altronde che questo sia un obiettivo programmatico, Grillo lo ha detto più di qualche volta (77 per la precisione) nel corso dei suoi 77 comizi (da lui definiti spettacoli) in giro per l'Italia, quello cioè di puntare al 100% della presenza parlamentare e a quel punto il movimento si potrà anche sciogliere dando avvio alla democrazia diretta da parte dei cittadini, ovviamente se muniti di personal computer.

Già un simpatico signore austriaco negli anni '30 aveva detto qualcosa del genere, escludendo a dire il vero di citare istituti vari di democrazia o aggeggi informatici.

Con la situazione economica che vivono i nostri concittadini sarebbe meglio se chi fa politica scherzasse di meno e lavorasse di più.

Che PD e PDL siano partiti alternativi è un dato di fatto, cosa che però non gli ha vietato di saper gestire una situazione di emergenza alleandosi attorno a un governo fortemente voluto dal Presidente della Repubblica e ciò in nome del principio che a situazioni di emergenza si risponde con misure di emergenza.

Forse all'interno del PD farebbero bene a pensarci con attenzione invece di cercare situazioni acrobatiche.

Perché gli insulti passano, ma le riforme da fare con ampio consenso parlamentare restano.


Simone Momianesi

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