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A Parola data: "un Fiscale Senso Civico"

Da Pechino, una delle tante tappe diplomatiche e commerciali  nell'Estremo Oriente, Mario Monti ci ha ricordato che la Cina è vicina.In uno dei tanti templi della comunicazione del partito comunista cinese - motore insuperabile dell'aggressività...

Da Pechino, una delle tante tappe diplomatiche e commerciali nell'Estremo Oriente, Mario Monti ci ha ricordato che la Cina è vicina.
In uno dei tanti templi della comunicazione del partito comunista cinese - motore insuperabile dell'aggressività economica dagli occhi a mandorla - il capo del governo ci ha fatto capire in via implicita che una volta le innovazioni arrivavano da Washington ed esplicitamente che "oggi possiamo tranquillamente dire che siamo fuori dalla crisi anche se c'è ancora tanto da fare" aggiungendo che "per la lotta all'evasione fiscale gli strumenti attuati dall'agenzia delle entrate
e dalla guardia di finanza possono bastare".

C'è da credergli.
Basta andare in giro per bar o negozi: ti viene dato in mano lo scontrino con uno zelo che non si ricordava.
Questo è un buon segno, ma anche il sintomo della paura che hanno gli esercenti verso chi esegue controlli a tappeto o mirati.
Spesso abbiamo pensato che i lavoratori autonomi o le imprese abbiano fatto un po' quel che volevano: anche da queste piccole attenzioni che ci vengono rese sembra di poter dire che qualcosa sta avvenendo per contrastare una diffusa mentalità indifferentistica nei confronti di quanto si deve alla collettività per garantire a tutti e ad ognuno i famosi servizi pubblici.
Sarà tutto vero e duraturo?
Non si sa.
A leggere i dati appena pubblicati sui redditi percepiti dagli italiani nel 2010 si resta a dir poco basiti, tanto da suscitare nel ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, un commento piuttosto drastico nei confronti degli evasori fiscali affermando "serve una sanzione sociale nei confronti di chi non può più essere
considerato furbo perché non paga le tasse".
Tradotto suona tanto di stimolo alla delazione di chi evade il fisco.

Credo che tutti vorremmo vivere in un paese che funziona, dove la gente non è costretta a fare furberie per non pagare o a togliersi la vita perché non viene pagato.
E anche che quello dello scontrino fiscale che ti viene consegnato nel palmo di mano non è l'espediente di un giorno, ma un fatto sistematico.
Sarà così?
Per parte mia voglio ricordare un episodio.
Sono cresciuto da bambino in un rione popolare.
All'asilo quando qualche bambinetto combinava qualche scherzetto o ne era complice - piccoli furtarelli di giocattoli ad esempio - e veniva messo di fronte al fatto compiuto rispondeva "meglio ladro che spia".
Temo che molti di noi siano cresciuti con questa mentalità e non solo nei rioni popolari.
Aggiungo che qualche mio compagno di asilo nel frattempo ha già frequentato le patrie galere.
Chi per furto, chi per calunnia.

Simone Momianesi





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