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Claudio Martinuzzi, il campione che Trieste ha dimenticato

Domani "Cajo" avrebbe compiuto 70 anni. Fu campione del mondo in Brasile e spese una vita sott'acqua. L'apnea tra gli squali, le immersioni con Neil Armstrong a Favignana e quel branzino infilzato con una forchetta

Claudio Martinuzzi domani avrebbe compiuto 70 anni. Il campione del mondo di pesca subacquea triestino conosciuto da tutti come "Cajo" è scomparso ormai da 7 anni. Era il 27 settembre del 2011 quando, nella sua casa di Gretta dov'era nato, si spense per sempre. Nel mondo della pesca era riconosciuto un marziano dalla capacità polmonare non indifferente. Nato il 15 agosto del 1948, Claudio aveva un carattere difficile, fu amato dai molti che lo frequentavano (e in molti approfittarono di lui).  

Gli albori al bagno Excelsior a Barcola

Leggenda vuole che il primo pesce che Claudio pescò fu grazie ad una forchetta, nello specchio di mare davanti alla spiaggetta del bagno Excelsior a Barcola. Al di là del mito, Martinuzzi fu apneista di assoluto livello laureandosi campione italiano nel 1976, europeo nel ’77 e nel ’79 e iridato in Brasile nell’81. Al collo portava sempre una catena d'oro con un ciondolo costruito con un dente di squalo bianco (che scherzosamente chiamava "Gino").

La maglia azzurra

Entrò nel giro della nazionale italiana nei primi anni Settanta e dal 1974 al 1981 fu azzurro in pianta stabile. Partecipò al Gran Premio Ustica e alle Coppe europee di Ustica e Minerva. Durante quegli anni raccontò di aver condiviso con Neil Armstrong (uno degli uomini del famoso equipaggio Apollo 11, quello dello sbarco sulla Luna) alcune immersioni al largo di Favignana. Gli astronauti della Nasa avevano scelto il paradiso delle Egadi (con cui Claudio aveva un rapporto particolare, certamente romantico) per poter provare l'assenza di gravità. Amava le cernie e si dilettava anche in cucina. 

L'apice in Brasile

Martinuzzi divenne campione del mondo a squadre in Brasile nel 1981. Raccontava spesso che i giorni precedenti alla gara riuscì a depistare un francese molto forte, facendogli credere che sarebbe andato a pescare in zone ben precise e molto fonde. Il giorno della gara invece Claudio cambiò zona mandando su tutte le furie il francese, che si ritrovò con un pugno di mosche in mano. 

Il legame con Lussinpiccolo

Claudio Martinuzzi possedeva una relazione particolare con l'isola di Lussino. Soggiornava molto spesso nell'isola quarnerina, complice anche i campionati di pesca subacquea che al tempo si tenevano nel capoluogo isolano. Noyes Abramic Piccini, la maestra indimenticata di Lussino scomparsa recentemente, lo ricordava con affetto

Trieste e il suo mare

Conosceva a memoria ogni angolo del golfo di Trieste. Pescava a menadito, all'epoca in una forma pionieristica senza apparecchiature tecnologiche attuali. Ha avuto molti allievi e ha insegnato loro diverse tecniche. Era un profondo conoscitore del mare e delle specie, che ritraeva anche nella sua seconda passione, la pittura. I fondali che amava dipingere erano memorie personali, immagini scolpite nell'anima di un Nettuno adriatico. Ebbe la possibilità di rimanere nell'ambiente entrando in società per il negozio della Mares sulle rive. Preferì sempre la libertà e il suo mare. 

La sua memoria

Oggi a Trieste Claudio è stato dimenticato (tranne dai suoi amici stretti, la "muleria de Gretta"). L'abbiamo voluto ricordare noi, con questo articolo. 

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