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Arriva Natale, Tornano i Sardoni Barcolani Vivi con il loro terzo cd: Malamente

Domenica 18 dicembre alle 20, il gruppo già vincitore del Festival della Canzone Triestina presenta il suo terzo album “Malamente”: vizi e virtù di Trieste vengono interpretati in chiave ironica e, come da tradizione, rigorosamente in dialetto...

Domenica 18 dicembre alle 20, il gruppo già vincitore del Festival della Canzone Triestina presenta il suo terzo album "Malamente": vizi e virtù di Trieste vengono interpretati in chiave ironica e, come da tradizione, rigorosamente in dialetto.

Malamente: un'epigrafe semiseria su un mondo che gira al contrario, ma anche un'ode ai vizi e alle virtù di una città che vive una realtà tutta sua. Una Trieste caput mundi, causa e allo stesso tempo effetto dei propri piccoli ancorché immensi drammi quotidiani. Le colonne di Aurisina rappresentano così, per i Sardoni, il termine ultimo, oltre il quale vi è l'ignoto.

Una Trieste chiusa nelle sue contraddizioni e protesa a guardare al suo glorioso passato, alimentando una malinconia che finisce con l'animare pure i simboli del tardo Impero come l'Ursus, pronto a spezzare le proprie catene e a lanciarsi all'inseguimento di un nuovo sogno di libertà.

E mentre la nostrana Torre Eiffel prepara le valigie, il triestino rispolvera la brandina e il motorino: la fuga verso Barcola è un dovere a cui pochi si sottraggono. Ma come in ogni luogo, l'agguato è sempre dietro l'angolo. A Trieste, sotto forma di segnalazione. Così, nello stesso istante in cui giovani e meno giovani aragoste popolano il lungomare, c'è chi, rinchiuso nel proprio Spielberg, affila la penna per colpire la coscienza dei lettori del quotidiano locale.

Il diritto di critica è, in città, un obbligo. Ogni triestino che si rispetti deve essere ognora prodigo di consigli, ma mai deve prendersi la briga di assumere una qualche iniziativa. Al massimo può scrivere al Piccolo.

Trieste ha però sette vite e, per quanto la sua fine possa sembrare prossima, trova sempre forza per risorgere a nuova gloria. Accade tutti gli anni, quando la "città della Barcolana" fa rifiorire in ognuno lo spirito del vecchio lupo di mare: anche chi non sa nuotare si traveste da velista, cercando di fare colpo sulle belle, annegando i dinieghi in qualche buon bicchiere di vino friulano o facendo quattro passi tra i gazebo.

I temibili "barachini bianchi" si sono infatti affermati negli anni come principale attrazione turistica, scalzando Miramare e San Giusto. Saba e Svevo non sono più trendy: meglio una pentola francese o una frittella olandese. Non sotto casa, però, perché fa odore. L'unica cosa che deve trovarsi fuori dal portone di ogni triestino è una fermata del bus.

Così, in questa giocosa stereotipizzazione, mani dietro la schiena e sguardo a terra, il triestino si incammina verso un futuro incerto, preoccupato più che per il rigassificatore per il programma del Capodanno. Poco importa se sia appena Ferragosto. L'importante è guardare avanti con rinnovato ottimismo.

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