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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Libro: "quando Arrivano gli Americani". Economia e Finanza Oggi Pomeriggio all'Universita'

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste e la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trieste, presentano il volume “Quando arrivano gli americani” di Marina Rossi.L'incontro, in programma per oggi, giovedì 24 maggio alle...

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste e la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trieste, presentano il volume "Quando arrivano gli americani" di Marina Rossi.
L'incontro, in programma per oggi, giovedì 24 maggio alle 17.30 alla Sala Atti della Facoltà di Economia dell'Ateneo, sarà l'occasione per approfondire le tematiche dell'internazionalizzazione delle imprese e dei rapporti tra economia e finanza.

Alla presentazione parteciperanno Elisabetta Cividin, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Trieste, Antonio Verga Falzacappa, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria per il Friuli Venezia Giulia, Patrizia de Luca, docente di Marketing e di Metodologie di ricerca per il management presso la Facoltà di Economia dell'Università di Trieste e l'autrice. Il dibattito sarà moderato da Giorgio Valentinuz, docente di Valutazioni d'impresa e di Business planning presso la Facoltà di Economia dell'Università di Trieste.



"Quando arrivano gli americani", illustra il caso di una vera e propria storia sociale d'impresa: la ditta Caggiati di Colorno in provincia di Parma. Da realtà italiana d'eccellenza nel comparto della metallurgia a conduzione "familiare", attiva dagli anni '60, l'azienda cresce progressivamente, fino a diventare una multinazionale americana, l'attuale Caggiati-Matthews, fonderia d'arte di rilevanza internazionale per la produzione del bronzo artistico. Attraverso interviste e testimonianze di molte figure professionali che si sono alternate negli anni nei vari reparti aziendali, emerge come sia stato vissuto questo radicale cambiamento all'interno dell'impresa. Impresa che si è dovuta confrontare nel tempo con situazioni peculiari conseguenti all'internazionalizzazione, come le differenze contrattuali tra le maestranze di Colorno e quelle della casa madre situata a Pittsburgh, in Pennsylvania, la delocalizzazione in Thailandia, dove il costo della produzione è nettamente inferiore, il mutamento nella composizione della manodopera nei comparti produttivi, avvenuta nel corso degli anni '80, a causa della disaffezione dei giovani italiani nei confronti del lavoro manuale, che hanno lasciato il posto a operai africani.

Una vicenda che si può quindi paragonare a quelle che hanno coinvolto e stanno interessando molte altre realtà in Italia. Aziende che si sono viste sopraffare dalle logiche della finanza, che stanno progressivamente prevalendo ovunque su quelle dell'economia, imponendo a tutti come obiettivo principale e unico il profitto dell'investimento, anche a scapito del valore del lavoro.

Secondo l'autrice l'Italia può salvaguardare il suo peso a livello internazionale puntando sulle produzioni di qualità, per le quali il valore aggiunto è la chiave. Prodotti non di basso profilo dunque, in cui troppo incide il costo della manodopera. Una possibile soluzione è quindi affrontare l'inevitabile globalizzazione cercando di accentuare la superiorità tecnologica e di design con gli altri paesi, riuscendo a sfruttare per questi scopi il patrimonio storico, artistico, culturale e imprenditoriale tipicamente italiano.

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