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"Grisu', Giuseppe e Maria" in Sala Bartoli del Politeama Rossetti fino al 22 marzo

Una divertente commedia in dialetto napoletano che ci fa rivivere l'Italia degli anni '50. Mercoledì 19 marzo: negli stessi momenti in cui, nella sala “Assicurazioni Generali” del Politeama Rossetti, esaurita in ogni ordine di posti, si...

Una divertente commedia in dialetto napoletano che ci fa rivivere l'Italia degli anni '50.

Mercoledì 19 marzo: negli stessi momenti in cui, nella sala "Assicurazioni Generali" del Politeama Rossetti, esaurita in ogni ordine di posti, si esibivano gli artisti del musical "Cats" è andata in scena, nell'attigua sala "Bartoli" la prima della commedia "Grisù, Giuseppe e Maria". Numeroso il pubblico presente a questo spettacolo di prosa di Gianni Clementi con protagonisti Paolo Triestino, Nicola Pistoia (che firma anche la regia), Franca Abategiovanni, Sandra Caruso e Diego Guerci.

Paolo Triestino interpreta Don Ciro, parroco di una chiesa di Pozzuoli nella seconda metà degli anni '50 del secolo scorso. Egli è un sacerdote paziente, che sa ascoltare ma che spesso "sbrocca" sentendo le confessioni delle sorelle Rosa (interpretata da Franca Abategiovanni, sposata ad un minatore e già madre di cinque figli) e Filomena (interpretata da Sandra Caruso, che appare a tutto il paese come persona seria ed illibata), che rimangono incinte nello stesso spazio temporale, con il dubbio di una paternità che creerà comici intrecci. Un altro "castigo di Dio" per Don Ciro è rappresentato dal sagrestano Vincenzo, interpretato con assoluta maestria da Nicola Pistoia: sfrattato da un orfanotrofio che ha dovuto chiudere i battenti, con una mano finta e un'evidente zoppia, il personaggio è esilarante per le sue fobie e per sua scarsa volontà di lavorare e di intonare i canti sacri. Molto spesso irrompe improvvisamente nella scena mandando su tutte le furie il povero prelato. Nella seconda parte, ampio spazio per il farmacista Don Eduardo (interpretato da Diego Guerci) che dovrà anch'egli sentire i rimbrotti di Don Ciro e cercare di risolvere l'imbarazzante situazione di Filomena. Nel mezzo di queste situazioni divertenti si inserisce drammaticamente l'incidente minerario di Marcinelle (Belgio) ove, l'8 agosto 1956 perirono 262 minatori, di cui 136 di nazionalità italiana. Calorosissimi gli applausi del pubblico della sala "Bartoli" che, assieme ai cinque attori, ha condiviso due ore di divertimento, rivedendo l'Italia di quel periodo, povera ma orgogliosa come quei minatori che lavoravano anche 14 ore al giorno, dormivano in baracche gelate e mangiavano pane e lardo sette giorni su sette. Repliche in sala "Bartoli" alle ore 21.00 fino a sabato 22 marzo.

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