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Ritorna "il Viaggio di Caterina" da Stasera al Rossetti (Sala Bartoli)

“Ritorna in scena alla Sala Bartoli, dopo il successo registrato lo scorso anno, Il viaggio di Caterina produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Provincia di Trieste – Funzione Politiche della Pace e della...

"Ritorna in scena alla Sala Bartoli, dopo il successo registrato lo scorso anno, Il viaggio di Caterina produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Provincia di Trieste - Funzione Politiche della Pace e della Legalità.
Scritto da Sabrina Morena e Franco Però - che ne cura anche la regia - lo spettacolo tratteggia la realtà del basso ceto nella Trieste di fine Ottocento, partendo dalla drammatica storia di una giovane madre.
Lo spettacolo è in abbonamento per la stagione altripercorsi dal 22 al 26 novembre".

Sabrina Morena e Franco Però, coautori del testo de Il viaggio di Caterina, liberamente tratto dal romanzo di Diana De Rosa Il baule di Giovanna, della Trieste di fine Ottocento - che fa da sfondo allo spettacolo - non hanno analizzato il profilo di capitale sul mare dell'Impero Asburgico, di grande città illuminata e tollerante, aperta e imprenditoriale.
Si sono invece concentrati su una storia individuale e drammatica, quella di Caterina Bainat: attraverso questo racconto si disvelano molti e importanti aspetti sociali e umani della realtà del nostro territorio, forse poco noti, ma sui quali vale la pena di riflettere.

Caterina Bainat appartiene a un universo di persone provenienti dal ceto basso, pronte a impegnarsi nei lavori più umili per vivere e migliorare il loro stato e, naturalmente, attratte dalle possibilità e dalle prospettive che la grande Trieste, e il suo benessere, potevano rappresentare.
A fine Ottocento, infatti, la città era popolata da tutto un mondo di persone semplici e in cerca di fortuna, provenienti dal Carso, dall'Istria, dal Friuli? ognuna con sogni e traguardi da raggiungere attraverso un periodo di lavoro nella grande città, viva d'imprese commerciali e imprenditoriali.
All'ombra di tale dinamicità si impegnavano nella ricerca di un'esistenza degna: lavoravano da cuoche, balie, uomini di fatica, stiratrici, cameriere, facchini e talvolta cadevano in ambiti meno leciti, dove morale, furbizia, bisogno s'intrecciavano in modo insolito?

Caterina Bainat appartiene appieno a questa popolazione, che si ammassa in città in piccoli appartamenti dove si convive in molti subaffittando anche solo un posto per dormire e ripararsi dai gelidi refoli della Bora: situazioni di bisogno e promiscuità, dove si alimentano chiacchiere e invidie, curiosità e interessi, e il posto per i rapporti sinceri appare davvero esiguo.

Originaria di Cormons la Bainat viene messa quasi bambina, appena dodicenne, a servizio, prima come bambinaia nel paese natale, poi a Trieste.
È la stessa madre a trovarle gli impieghi, perché ognuno in famiglia deve mantenersi e lavorare appena può.
A quindici anni ritorna a Cormons e serve presso la famiglia di Giovanni Vio, un agrimensore sposato che inizia a perseguitarla con pesanti avances.
La ragazza confessa il suo timore alla madre che però rimane ferma: bisogna difendersi, conservare l'onore ed il posto. Caterina però subisce violenza. E da lì la sua vita non riesce a risollevarsi.
Accetta il corteggiamento di Francesco Grinover, proprietario di una trattoria, e nonostante la famiglia la allontani da lui, rimane incinta.
Nuovamente colpisce la durezza della madre, che la manda a lavorare a Trieste per non sollevare scandali: il futuro padre non risponde alle proprie responsabilità, la famiglia la allontana, Caterina trova conforto nel giovane Luigi - anch'egli con alle spalle un passato da trafficante sfortunato - che conosce a Udine e le promette di sposarla. Ma anch'egli non è molto deciso: prima la vorrebbe senza figli, poi si adeguerebbe a dare il nome al nascituro se la madre di Caterina e il padre della creatura assicurassero un aiuto finanziario?
È un mondo dove nessuno appare disinteressato, nessuno completamente limpido: come se il bisogno, l'ansia di assicurarsi il minimo per vivere, togliesse linfa ad ogni sentimento.

Caterina partorisce una bimba a Trieste, dove l'Impero illuminato aiuta le neomamme assicurando loro una piccola somma di danaro, con l'aiuto di una conoscente trova un letto in subaffitto in un affollato appartamento di via del Torrente e attende lì di comprendere quale sarà il suo futuro, quale quello della figlioletta: forse il fidanzato prenderà finalmente una decisione, forse il Grinover stanzierà qualche somma per la bambina, forse - come le propone l'amica con praticità - le converrà mandare la piccola presso qualcuno al paese, impegnandosi da subito come balia?

Non si può biasimare Caterina se i suoi pensieri appaiono cupi: anche se le sue frasi verso la figlia possiedono un cinismo tagliente. L'unico futuro per una bimba nata così è quello di diventare prostituta - le dice in più occasioni - oppure la invita a morire, subito, in cambio di un bell'abitino a cui lei stessa avrebbe provveduto? La morte è un fatto normale, la caduta fa parte della vita nel mondo che si muove nell'ombra e che cerca di emergere dalla povertà, a fine Ottocento, ma probabilmente anche oggi.

Quando la creatura morirà, forse per un rigurgito, forse soffocata dalla madre, Caterina le donerà quell'abitino, ma solleverà anche i sospetti di molti - vicini, compagni di appartamento - fino a essere prelevata dalla polizia e messa sotto processo.

Lo spettacolo prende le mosse dal rinnovato interesse di un Giudice dei giorni nostri per gli atti del processo contro Caterina Bainat: dalla lettura di quella documentazione, prenderanno vita - in una suggestiva commistione di linguaggi, fra contributi video e messinscena teatrale e di ambientazioni temporali - le testimonianze, i ricordi, i racconti, le dichiarazioni della stessa imputata e del microcosmo che le gravita attorno.
Il processo si chiuderà in favore di Caterina, giudicata innocente. Ma la storia, la letteratura (basta che pensiamo, fra tutti, alla celeberrima Gretchen del Faust goethiano) e - oltretutto - le pagine di cronaca attuale, sono costantemente punteggiate da madri che si macchiano d'infanticidio.

Un male sociale che denota depressioni, malesseri sottili o che è sintomo più gravi e diffusi problemi della comunità: un sintomo su cui questo spettacolo ci dà modo di riflettere, conoscendo anche approfonditamente un profilo ricco e meno noto della storia del nostro territorio.

Il viaggio di Caterina si avvale della drammaturgia di Sabrina Morena e Franco Però, liberamente tratta dal romanzo di diana De Rosa Il baule di Giovanna. La regia è di Franco però che ha diretto un cast di talenti tutti interessanti: Francesco Migliaccio interpreta il ruolo centrale del Giudice, Maria Ariis dà vita al personaggio della Madre Lucrezia Bainat, Paolo Fagiolo è il fidanzato Luigi Pagnutti, Ester Galazzi reciterà nelle vesti di Maria Battigelli, Elena Husu sarà Angiolina Hmelak e Lara Komar che interpreterà il ruolo del titolo, Caterina Bainat.


Il viaggio di Caterina va in scena alla Sala Bartoli dal 22 al 26 novembre 2011.
La Stagione 2010-2011 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste.




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