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"Salti", ecco il libro che racconta la vita dell'indimenticato Pino Auber

A firmarlo per la casa editrice Centoparole è Simonetta Olivo. La giovinezza in Istria, l'esodo e la sua vita tra pedane, tuffi e la celebrità raggiunta grazie alla passione per quel mare "che me dà el vento"

Pedane, crisi, fughe e trampolini, cambi di frontiera, traslochi e rigorose cantilene dimenticate. Le pagine che raccontano la vita di Pino “Zais” Auber, ballerino istriano, ginnasta quasi per gioco e tuffatore tra i più longevi della storia mondiale sono finalmente diventate un libro. A scriverlo è stata Simonetta Olivo, moglie del primogenito Davide che, con il supporto della casa editrice Centoparole, ha ricostruito i tuffi della sua vita.

I salti come simbolo di libertà

Giocando sul salto come simbolo di libertà, del suo volo d’angelo con il nipote Gabriele e sulla continua sovrapposizione di elementi culturali che hanno caratterizzato – e continuano a farlo – il confine più ad est d’Italia, l’Adriatico orientale e la Carniola slovena, la Olivo disegna un’esistenza che viene riassunta dal sottotitolo. Il leggero e dialettale “El mar me dà el vento” diventa così uno stormo pieno di quegli sguardi all’orizzonte tipicamente presenti nella postura di un padre o nell’educazione di un atleta. Da quel trampolino – o dalla pedana, non cambia – Pino osservava con coraggio lo spazio che il futuro gli aveva riservato.

Addio a Pino, nasce il memorial in suo onore

La storia di una vita

La storia di Auber è il manifesto che tutti gli insicuri dovrebbero imparare a memoria. “Hai mai pensato di essere troppo vecchio per farlo?”, recitava una vecchia pubblicità in cui l’età del ballerino venuto da Capodistria diventava protagonista assoluta per scardinare le perplessità dei più. Volava Pino, eccome se volava. Ed ecco che allora il registro narrativo dell’opera si compone di tutti quei salti, delle crisi riproposte ogniqualvolta si palesano, degli amori capaci di regalare una lacrima anche a chi non pensa di averne bisogno.

Le passioni di Pino

L’atleta era scultore e percepiva il legno, come d’altronde la Natura, come suo profondo alleato. Quando si è abituati alle grandi altezze, si ha il privilegio di poter guardare le cose dall’alto, e di comprenderne la forza. La Olivo si affida al racconto in prima persona, coinvolge i figli, le persone che hanno debiti di riconoscenza nei confronti di Pino, sbircia nell’amore di Lola e in quello di Annamaria, prima moglie che una malattia strappa dalle braccia dell’uomo prima che si possa compiere il miracolo della vecchiaia condivisa.  

L'esodo dall'Istria e la Ginnastica Triestina

L’esodo dall’Istria lo segnerà, l’arrivo a Trieste proverà ulteriormente come questa città fosse capace di modernizzare i comportamenti e di esprimere la parte migliore di sé e la Ginnastica Triestina vedrà Pino nel ruolo paterno di istruttore e capace di far rientrare sulla pedana le delusioni dei giovani atleti per non aver fatto carriera. 

Il toccante cortometraggio interpretato da Pino (guarda il video)

Sandwich, la pellicola del figlio d'arte

Quando poi c’è da interpretare “Sandwich”, una meravigliosa pillola in video del secondogenito Daniele, oggi affermato grafico e illustratore negli Stati Uniti, allora Pino dà il meglio di sé. Nella sua vita ci sono salti, pedane e trampolini; essi resistono negli occhi di Gabriele, il nipote tuffatore della Nazionale Italiana, nella Natura di Davide e nei film di Daniele. La molla che aziona il salto, in questo caso, è il ricordo. 

Quella volta con Paolo Bonolis

A Trieste siamo un po’ strambi. Sarà per il vento di Bora o per chissà quale particolarismo storico che si aggancia alla lingua. Nel dialetto delle nostre zone quando si è al mare e si manifesta il desiderio di tuffarsi, allora si utilizza l’espressione “me butto”. Ma non è quel “buttarsi via” tipico delle vite difficili. No, Pino volava ed entrava in acqua felice, con quel sorriso che una sera stregò anche Paolo Bonolis. “Pino?” aveva chiesto il celebre conduttore. “Comandi?” aveva risposto Pino. “Te se butti?” 

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