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Standing Ovation per “Magazzino 18”, Cristicchi e Calenda Portano in Scena le Vittime dell’Esodo

Emozionante il “musical civile” inventato dall’autore e dal regista Non è una lezione di storia o di politica. Certo, è inevitabile che le vicissitudini raccontante da Simone Cristicchi rientrino in un quadro storico-politico che ancora oggi...

Emozionante il "musical civile" inventato dall'autore e dal regista

Non è una lezione di storia o di politica. Certo, è inevitabile che le vicissitudini raccontante da Simone Cristicchi rientrino in un quadro storico-politico che ancora oggi fa discutere. Ma questa nuova forma di spettacolo, il "musical civile" inventato dal cantautore e attore romano e del regista Antonio Calenda, ha l'obiettivo, ma anche il merito, di "ricucire" una ferita per troppo tempo, e ancora oggi, aperta nella memoria, sia di coloro che hanno vissuto, sia di coloro che vogliono che sanguini ancora ogni qual volta possa far comodo.

Non c'è politica però nel testo di Cristicchi e Jan Bernas, c'è solo dramma e sofferenza, quella del Giuliano-Dalmata, che «non è uno scrittore o un politico famoso» come crede inizialmente l'archivista del Ministero dell'Interno Persichetti, bensi un popolo, circa 300 mila persone, costretto dagli avvenimenti a lasciare quella che era la loro terra, la loro casa.

Un personaggio, quello di Persichetti, perfettamente cucito addosso al poliedrico artista romano: infatti proprio come lui, questo impiegato viene da Roma, e come quasi tutti gli italiani, inizialmente è allo scuro di questa tragedia.

Ma a scavare nel Magazzino 18, nel porto vecchio di Trieste, il deposito dove sono ammassati tutti i mobili e scatoloni degli esuli istriani, Persichetti scopre anche le storie che stanno dietro quei numeri e nomi scritti per esempio dietro le sedie, cateste altissime di sedie. Sarà lo Spirito delle masserizie a raccontare quello che è il quadro storico e le drammatiche vicende umane.

Ecco il punto che caratterizza questo "musical civile": dopo i primi cenni storici, non si parla più di popolo, non si parla più di numeri e statistiche come sui libri di storia, ma sono proprio le vittime a parlarci, le donne, gli uomini, le bambine che hanno subito l'esodo e le sue conseguenze.

Cristicchi rivive le loro tragiche esperienze davanti un pubblico rapito, appassionato, commosso per quello che è stato il destino di chi ha deciso di restare in Istria, ma anche di coloro che hanno deciso di spostarsi in Italia.

Lo spettacolo è stato definito "musical civile" proprio perché, grazie alla presenza, il talento e le capacità di cantautore di Simone Cristicchi, forte è la presenza della musica: le canzoni scritte dallo stesso artista romano, accompagnato dalla Fvg Mittleuropa orchestra del maestro Sivilotti e in alcune scene dal coro di quaranta bambini dello StarTs, raccontano a loro volta, in maniera più leggera, ma non per questo meno struggente, i drammi vissuti dagli esuli.

Geniale la regia del maestro Antonio Calenda che ha, tra gli altri, il merito di un finale davvero da brividi e lacrime, in cui perfino l'attore sul palco non viene notato dall'occhio dello spettatore, completamente rapito da quello che avviene al centro della scena, o forse è meglio dire dalle drammatiche assenze.

Una standing ovation davvero meritata. Significative sono le parole apparse sulla pagina Facebook di Cristicchi: "Paolini ha il suo Vajont, Cristicchi ha il suo Magazzino 18". Un paragone che potrebbe far storcere il naso, ma non dopo aver visto questo spettacolo che ha mostrato un'altra faccia di questo talentoso cantante, un faccia da narratore e attore da grande teatro.

Uno spettacolo fortemente consigliato e che resterà qui al Politeama Rossetti fino a domenica, per poi partire con la tournée nazionale, ma anche internazionale con ben quattro date proprio in Istria.

Foto di scena di Tommaso Le Pera

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