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"Theatron" di Patrizio Ranieri Ciu con Francesco Gusmitta e Irene Sualdin

Il giorno 11 di gennaio 2019 alle ore 20.30 al Teatro San Giovanni di Trieste

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Theatron, come luogo dello sguardo interiore, è l’origine del pensiero teatrale. Nella fusione dei Testi nobili di Patrizio Ranieri Ciu l’etica ha sussulti di affermazione attraverso il dubbio del sentimento. Personaggi messi a nudo cercano confronto e conforto con un pubblico attento e capace ancora di amare. Perché il vero amore, relegato a pura funzione fisica, è scomparso. Ogni personaggio lo certifica nella magica spirale dei ragionamenti monologanti che sono confessione, racconto, ambientazione, dolore e rabbia. Rabbia per l’uso statico delle parole, dramma quotidiano che si consuma svuotando l’Uomo di ogni passione, reso ormai schiavo della necessità di protesi sensoriali che hanno un unico terminale comune: l’assuefazione. Theatron è l’ultima verità, isola deserta che riconduce all’origine, alla funzione primordiale della parola. Isola che procura ad ogni singolo spettatore, ormai naufrago nel mare dell’attualità, l’esperienza di essere un Robinson Crusoe obbligato a pensare, ad agire solo con i sensi, con il cuore come con le mani. Ritorno appunto all’origine. Ma il Teatro, come amava dire Peter Brook, è “percezioni condivise”. Così lo spettatore non sarà mai solo e come Robinson Crusoe ha il suo Venerdì d’eccezione: l’attore. Che non potrebbe essere uno qualsiasi ma un vero gladiatore del palcoscenico, Francesco Gusmitta, l’ultimo di quella generazione della tribù di saggi che scelse come padri putativi Romolo Valli, Salvo Randone, Arnoldo Foà, Giorgio Albertazzi. Gusmitta è attore che ha solchi profondi di attraversamento della vita, attore leale e sincero perché, con l’umiltà che ne contraddistingue la intima conoscenza del mestiere sublime dell’interpretazione, in Theatron egli conduce il pubblico in un memorabile viaggio senza ritorno nell’universalità, raffigurando le storie del mondo (l’avaro, il camorrista, il povero, l’albanese, l’avvocato, il re di niente) con una maestria che riporta all’origine della natura del teatro: donare agli altri la possibilità di capire. In un mondo di egotismi e di lacchè ecco una buona notizia per la cultura: c’è ancora un attore che resiste ed un autore che esiste. Allora Viva il teatro! e quelli che potranno un giorno dire: Theatron, quella volta io c’ero. (Produzione Ali della Mente)

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