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Trieste-Ruanda nuova via del caffè: protagonista la triestina "Imperator"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Parte in Ruanda nuovo progetto di sviluppo internazionale SCAE (Speciality Coffee Association of Europe), per migliorare coltura, produzione e selezione del caffè nel centro Africa. Obiettivi: formazione degli operatori, sostegno a una filiera sostenibile, collaborazione tra Paesi produttori e consumatori, apertura a nuove opportunità di mercato e commerciali. Protagonista dell'iniziativa il triestino Alberto Polojac di "Imperator". Già arrivate a Trieste le prime 20 tonnellate di caffè del Ruanda.

"Di caffè mediocre è pieno il mondo. Oggi, però, i consumatori e il mercato richiedono qualità. In consumi sono in crescita, a livello globale si bevono ogni giorno almeno 2 miliardi di tazzine e solo in Italia abbiamo più di 700 torrefattori. Anche se esistono differenze di gusto e sensibilità tra diversi Paesi, tra nord Europa e quella mediterranea, tutti chiedono un caffè di una filiera sostenibile, naturale, equa e in grado di proporci una materia prima di alto livello. Sono le condizioni necessarie per stare sul mercato internazionale e investire in formazione, in trasferimenti di esperienza, di cultura del caffè, significa sostenere crescita e sviluppo. Soprattutto, in una nazione come il Ruanda luogo ideale per la pianta del caffè".

Con queste parole Alberto Polojac, responsabile acquisti di "Imperator" importatore triestino di caffè verde e presidente del Comitato di Sviluppo Internazionale di "Speciality Coffee Association of Europe" (SCAE), presenta l'iniziativa al via subito dopo ferragosto in Ruanda. Polojac, in qualità di "Authorized Scae Trainer", sarà a Kigali dal 16 agosto con il compito di dirigere 10 giorni di formazione riservati agli operatori della filiera del caffè del Paese centro africano. Si partirà dal livello base per arrivare fino a quello intermedio, seguendo il percorso del Coffee Diploma System (CDS), sistema riconosciuto e certificato a livello mondiale. Due i moduli proposti: Green (caffè Verde) e Sensory (abilità e analisi sensoriali).

Partner del progetto il "Nation Agricultural Export Developement Board" del Ruanda e soggetti privati quali: Inyoung Kim, coreana trapiantata a Kigali ed esportatrice di caffè e il francese Ludovic Maillard, trader internazionale per "Maison Jobin". Quest'ultima realtà facente parte del colosso commerciale tedesco "Neumann Kaffee Gruppe".

Il caffè rappresenta una risorsa centrale nei piani di sviluppo sociale e economico del Paese africano. Da solo rappresenta il 50% del valore totale delle esportazioni, dà lavoro a 400mila persone, con circa 70 milioni di alberelli coltivati e una produzione annua attorno alle 27mila tonnellate. Non a caso il 18% del finanziamento di 519 milioni di dollari appena appena stanziato a favore del Ruanda dalla Banca di Sviluppo Africana, è destinato all'agricoltura. Settore in cui lavora il 90% della popolazione e che da solo rappresenta il 39,4% del PIL nazionale.

"Il caffè è stato introdotto In Ruanda in epoca coloniale, attorno agli '30 del secolo scorso, da tedeschi e belgi. Oggi gli obiettivi che si pongono i produttori locali sono aumento della produttività e della qualità, estensione della superficie coltivabile e intensificazione dei rapporti commerciali - spiega Alberto Polojac - il contributo delle nostre esperienze, fornire formazione, comunicare quanto il mercato chiede oggi a un caffè di qualità, per esempio essere certificato Organic e Fairtrade, significa fornire gli strumenti necessari a raggiungere questi obiettivi e aprirsi ulteriormente anche nei confronti del mercato del nostro Paese".

"Il consumatore italiano non ama caffè con uno spiccato gusto acido come succede invece nel Nord Europa. E l'acidità citrica è, invece, caratteristica di molti caffè provenienti dal centro Africa - continua Alberto Polojac - ma il Ruanda ci offre un caffè più complesso con una nota acidula più smorzata che può essere bevuto anche in purezza e in linea con le esigenze dei nostri torrefattori e consumatori. Negli ultimi mesi abbiamo già importato in Italia 20 tonnellate di questo caffè".

Infatti, la materia prima targata Ruanda è una classica varietà arabica, coltivata intorno ai 1400 metri d'altitudine e per lo più di varietà Bourbon. In tazza presenta un profilo aromatico complesso e piacevole, ha un'acidità intensa (non citrica), con note fruttate di mela, tamarindo, lime. Da bere in purezza o miscelato a buoni arabica dal profilo più dolce. Adattissima a richieste e gusto del mercato italiano.

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