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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Chiavegatti (Destra Sociale): «Necessario ascoltare il popolo»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

C'è una parola che non è solo decisamente fuorimoda, ma, anche e sopratutto, fa a pugni con la dittatura del "politicamente corretto ". E' una di quelle parole che il Sessantottismo ha orgogliosamente combattuto e trasformato in una sorta di bestemmia nei confronti di uno dei suoi pilastri, ideologici, l'egualitarismo. E' la parola "èlite" che, forse la cosa può sfuggire, indica invece, una condizione di necessità per una società che voglia avere un futuro. L'èlite è inevitabile e affonda la sua ragion d'essere nell'ineludibile distinzione di "chi guida e chi è guidato". In fondo il marxismo e i vari post-marxismi erano e sono egualitari solo in ciò che promettono, nel loro momento utopico, dal momento che per arrivare al loro obiettivo presuppongono un'avanguardia o, più esplicitamente, la guida forte di una èlite politica e ideologica.

L'ideologia dell'egualitarismo non ha prodotto uguaglianza, ma appiattimento, imbarbarimento e nicchie oligarchiche piò o meno alla luce del sole.

Attenzione! Come invece qualcuno potrebbe pensare lo fermo subito: non ho alcuna nostalgia per la vecchia aristocrazia feudale, che ha, ovviamente, fatto il suo tempo, semplicemente intendo sottolineare come al potere e al suo uso si debba e si possa essere educati (e come ci sia popolo se c'è educazione del popolo!)

L'oligarca invece non vuole l'educazione del popolo, ha solamente bisogno di masse. L'oligarca si mangia la comunità civile, l'èlite le serve, perchè e percepisce parte. All'èlite si accede per merito, all'oligarchia per nascita o carrierismo. Ecco la differenza. Luca Chiavegatti-2

Come non è certo un caso che nel sistema scolastico, la prevalenza degli obiettivi comuni sempre più al ribasso, su quelli individuali che cos'è, se non l'intima negazione del concetto stesso di educazione e di cultura? Spie, evidentemente, o indizi, il cui elenco sarebbe interminabile.

Essere uguali per dignità, ontologicamente, non significa esserlo anche sul piano della vocazione personale e delle capacità.

La degenerazione della civiltà di massa non è un dato di fatto ineludibile, ma il banco di prova di una politica realmente coraggiosa, vale a dire, a sua volta, consapevolmente di èlite, cioè disposta anche a perdere il consenso o a sacrificarlo, perchè non è tutto è necessariamente buono perchè corrispondente al gusto (volubile) della maggioranza.

Forse sia il Ministro Alfano e ne il Consigliere Regione Di Piazza conoscono e conoscevano il signifato di "èlite".

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