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“Boom di lavoro povero a Trieste”, la denuncia di Usb

Lo riferisce Usb nella conferenza di fine anno, specificando che nel 2023 il sindacato ha organizzato la “Federazione del Sociale”. Si è parlato di assistenza domiciliare, trasporto pubblico, sanità e industria

TRIESTE - Una “crescita esponenziale” e “trasversale” di lavoro povero e non tutelato a Trieste nel 2023. Lo riferisce Usb nella conferenza di fine anno, specificando che nel 2023 il sindacato ha organizzato la “Federazione del Sociale”, ramificazione del sindacato che, insieme all’organismo dell’Associazione degli inquilini e abitanti (Asia), si occupa di diritto all’abitabilità ed edilizia popolare. Francesca Martinelli (Usb Federazione del sociale), ha riferito che “abbiamo trovato criticità e degrado abitativo, per la maggior parte l’edilizia popolare nel nostro territorio è abbandonata a se stessa, famiglie con bambini si trovano a vivere in alloggi poco sani e per molti aspetti fatiscenti”. Martinelli ha poi parlato di “flessibilizzazione del lavoro appoggiata dalla politica” come “causa della formazione del lavoro povero”, che significa “disamore per il proprio lavoro e impossibilità di progettare il proprio futuro”. “Le persone che vivono in grave emergenza abitativa e lavorativa - ha concluso Martinelli - sono trasversali, non c’è una specifica categoria”.

Massimiliano Generutti ha riferito il caso particolare della “cooperativa che lavora per il Comune di Trieste sull’assistenza domiciliare che non paga il tragitto da un utente all’altro, se il lavoratore ha cinque assistenze nella giornata dovrebbe avere cinque ore pagate ma con gli spostamenti diventano 7 - 8 ore al giorno, dipende  dalla distanza” e quindi, secondo il sindacalista, “è evidente che non si trovano più progetti disposti a lavorare in quelle condizioni”.

E’ stata poi citata la Trieste Trasporti: “non si trovano autisti - spiega Generutti - perché è un lavoro di grande responsabilità” e ciononostante i neoassunti Tpl “stanno a casa una domenica su sei con la famiglia, se stanno male un mese perché hanno avuto un incidente, il loro salario diventa 1200 euro al mese contro i 1800 se danno la prestazione”.

E’ stata menzionata anche la sanità pubblica e "l’esodo dal pubblico al privato". “molti Oss e infermieri - spiega il sindacalista - vincono un concorso pubblico, vengono integrati nel sistema ma a causa del carico di lavoro e del salario insufficiente si licenziano e tornano nel privato, che paga male e tratta male, quindi vuol dire che il pubblico paga peggio e tratta peggio”.

Usb punta il dito anche sul comparto industriale, soprattutto sulla vertenza Wartsila in cui, secondo i sindacalisti, “lo Stato si sfila dalle questioni e lascia fare al privato”. Non ultimo il caso Flex, in cui “l’azienda, in maniera furbesca, ha ritirato la procedura di licenziamento - sostiene Usb -, e fa una politica di esodo incentivato: a quanto ci risulta danno 20 mensilità ai lavoratori che decidono di abbandonare l’azienda, che perderà la parte produttiva cancellando un pezzo di storia delle telecomunicazioni italiane”.

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