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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il caso / Altopiano Carsico / Località Fernetti

Profughi ucraini a Fernetti: scintille tra volontari e Caritas

A causare i malumori ci sarebbe la gestione dell'accoglienza a Casa Malala, dove dall'inizio dell'esodo ucraino sono ospitate le famiglie. Tra docce rotte (e riparate), richieste per i pasti e criticità in via di risoluzione, l'associazione di volontari Trieste Emergenza Ucraina pretende più trasparenza. Don Amodeo: "Lavori di pulizia e di manutenzione per più di 40mila euro, tutti a nostre spese"

“Docce che non funzionano, problemi idraulici e scarsa trasparenza sul rendiconto delle spese”, sono solo alcuni dei problemi segnalati nella struttura d’accoglienza Casa Malala dal Coordinamento Trieste Emergenza Ucraina, un gruppo di cittadini, triestini e di origine straniera, sorto spontaneamente dopo l’esplosione del conflitto russo – ucraino. Nato per aiutare i profughi, in collaborazione con le strutture di Fernetti e via dell’Istria, la coordinatrice e co fondatrice di Teu Asya Gefter denuncia che “in alcune stanze non funziona la doccia, in altre non c’è l’acqua calda, in altre ancora ci sono delle perdite. Non è possibile che le famiglie rimangano senza i servizi di base per l’igiene personale”. 

Il passato e il presente

Fino a un mese fa, spiega il Coordinamento, “le condizioni erano critiche. Donne e bambini avevano sviluppato allergie, asma e problemi di stomaco, alcuni bimbi ancora ne soffrono. C’era un problema con le muffe e ci sono voluti due mesi per iniziare le riparazioni. Inoltre, nonostante i recenti miglioramenti, la qualità del cibo è ancora per lo più inadeguata per le necessità dei bambini. Il collo di bottiglia è dovuto al fatto che Casa Malala è di proprietà di un soggetto, la Prefettura, che non corrisponde a quello che la gestisce, ovvero la Caritas. Da due mesi noi volontari segnaliamo questi problemi e ci è sempre stato risposto che i problemi idraulici non possono essere risolti, perché l’edificio è della Prefettura. C’è bisogno di maggior cooperazione tra le due realtà, per velocizzare i lavori”.

L'impegno della Caritas

Da qualche settimana la Caritas ha investito risorse proprie per risolvere le criticità e ora la situazione è migliorata, ma Trieste Emergenza Ucraina segnala anche “problemi di trasparenza ed efficienza: sono mesi che chiediamo alla Caritas Trieste di fornirci dettagli su come vengono spesi i 133mila euro raccolti ‘pro Ucraina’, ma non abbiamo mai avuto una risposta. Noi, con la nostra personale campagna di crowdfunding, abbiamo raccolto più di 3mila euro per i bisogni di prima necessità non coperti dalla Caritas, e rendicontiamo tutte le spese. Non vogliamo accusare nessuno, solo risolvere una questione che si protrae da tempo coprendo le ‘crepe’ dei servizi d’accoglienza”.

Con gli ucraini i problemi si risolvono, con gli altri profughi no

Gefter ha anche segnalato una “disparità di trattamento tra i profughi Ucraini e gli altri profughi. Finché Casa Malala ospitava soltanto giovani uomini, nulla era stato fatto per risolvere queste criticità e ora che sono arrivati i profughi ucraini, tra cui molte donne e bambini, si è iniziato a mettere mano ai problemi”. Riguardo alla presunta mancanza di trasparenza, il Direttore della Caritas Diocesana di Trieste Don Alessandro Amodeo, replica spiegando che “i fondi sono destinati a un’associazione che noi abbiamo in Moldavia e che si occupa di accoglienza agli ucraini. Per i beni donati, invece, abbiamo allestito un punto di distribuzione esclusivamente per gli ucraini in città, utilizzando un sistema di accesso con tessera e verifica attraverso il nostro centro d’ascolto. Per gli ospiti ucraini organizziamo gite e uscite periodicamente, sono gentilissimi e ci ringraziano ogni giorno”. 

La Caritas: "Problemi risolti"

Per quanto riguarda i problemi pregressi segnalati da Trieste Emergenza Ucraina, Don Amodeo spiega che “la questione delle muffe è stata risolta, abbiamo effettuato lavori di pulizia e di manutenzione per più di 40mila euro, tutti a nostre spese e non avremmo potuto farli perché la casa è demaniale, quindi della Prefettura. Per quanto riguarda i problemi con i pasti è stata fatta una riunione con gli ospiti, che ci hanno indicato il cibo migliore per loro, sempre nella forma del dialogo costruttivo, e siamo intervenuti di conseguenza”.

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