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Cronaca

«Expo, ritorno a Trieste per soli 3 poliziotti su 22: nuova presa in giro, il Ministro chiarisca»

Lo afferma in una nota il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia

«Dopo le recenti dichiarazioni del Ministro Alfano sul repentino rientro in sede del personale in forza ai vari reparti della Polizia di Frontiera del Friuli Venezia Giulia, aggregato all’EXPO’ di Milano, ecco la doccia fredda: ritornano in regione, per poter attendere ai necessari servizi di vigilanza delle zone confinarie, solo 7 dei 52 Poliziotti partiti nei giorni scorsi e dei quali – si ribadisce – il Ministro aveva promesso il rientro certo in sede, vista l’emergenza immigrazione che sta colpendo, oltre al martoriato Sud del Paese, quest’angolo d’Italia a ridosso di Austria e Slovenia, nazioni che spesso, bellamente, disattendono agli accordi internazionali e non collaborano nei respingimenti dei migranti da loro transitati». Lo afferma in una nota il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia.

«Che dire- continua la nota - , l’ennesima presa in giro nei confronti di chi si fa carico, con organici già ridotti della sicurezza dell’intera nazione, visto che è molto probabile che eventuali terroristi possano decidere di transitare attraverso i confini di questa regione magari su di un comodo SUW invece di affrontare i marosi del Mediterraneo e far la fine degli sfortunati migranti deceduti nei giorni scorsi. Come non capirlo, perché una politica sulla sicurezza – questa si reale – così miope».

«Fatto sta - sottolinea il SAP - che da Tarvisio e Gorizia, dei 14 aggregati ne torneranno 2 e da Trieste su 22 ne rientreranno 3, quindi o il Ministro Alfano quelle dichiarazioni “i controlli alle frontiere del Nord-Est non saranno indeboliti dalle esigenze di sorveglianza per EXPO’ perché gli organici saranno reintegrati e il personale organizzato nel territorio a cavallo del Friuli Venezia Giulia con pattugliamenti congiunti Itali-Austriaci lungo gli assi ferroviari e stradali contro l’immigrazione clandestina” le ha fatte solamente per spot elettorali oppure l’apparato non risponde alle sue direttive».

«Attendiamo quindi - conclude la nota -  risposte dal responsabile politico del Ministero dello Interno, che dovrà spiegare, non a noi, umili servitori dello Stato, ma ai cittadini, la sua condotta in questa vicenda. Ai posteri l’ardua sentenza».

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